Con l’espressione hate speech, o incitamento all’odio, si intendono quelle dichiarazioni ed espressioni volte a sminuire e attaccare un individuo o un gruppo. Viene solitamente utilizzato un linguaggio volutamente dispregiativo e discriminatorio. Questa discriminazione si basa sulla reale o presunta appartenenza a un gruppo sociale, a una determinata etnia, religione, orientamento sessuale o identità di genere.
Combattere l’hate speech
Con la diffusione dei social network, il fenomeno è andato via via diffondendosi. Questa espansione ha alimentato un dibattito sul confine, spesso molto sottile, tra hate speech e libertà di espressione. Per questo motivo uno degli obiettivi dell’educazione civica digitale è quello di sottolineare questa importante differenza e contribuire a favorire la denuncia dei vari casi, soprattutto tra i più giovani. L’Italia, per combattere questa forma di cyberbullismo, sostiene e collabora attivamente al progetto dell’Unione Europea chiamato No Hate Speech Movement, con lo scopo di:
Combattere il razzismo e la discriminazione nelle loro espressioni online, cercando di favorire nei ragazzi/e l’adozione di comportamenti che contrastino messaggi discriminatori e ogni forma di violenza e odio.
Per farlo, il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) ha attivato un Safer Internet Centre, che prevede attività di sensibilizzazione ai temi del cyberbullismo e dell’hate speech. Oltre a questo sono attivi progetti di educazione civica digitale nelle scuole, ma anche Helpline e Hotline in collaborazione con il Telefono Azzurro e Save the Children. Queste hanno lo scopo di fornire supporto, in particolare a bambini, adolescenti e genitori, in caso di esperienze negative e/o problematiche, soprattutto sui social network.
L’hate speech sui social network
È proprio sui social che l’hate speech spopola e diventa difficile da individuare, spesso a causa dell’anonimato che queste piattaforme garantiscono. Per cercare di arginare il fenomeno, l’Associazione Carta di Roma, la European Federation of Journalists e l’Associazione Articolo 21 (giornalisti, scrittori, registi, giuristi che promuovono la libertà di manifestazione del pensiero) hanno lanciato la campagna No Hate Speech. Scopo della campagna è condannare l’incitamento all’odio e incoraggiare il coinvolgimento attivo della community. La speranza è che quest’ultima segnali le provocazioni e i casi di violenza verbale e bullismo.
Ma non sempre la community riesce a individuare e troncare il fenomeno sul nascere: per questo il Safer Internet Centre del MIUR mette a disposizione di bambini, ragazzi, genitori e insegnanti materiali utili e linee guida su come comportarsi se si è vittime o si assiste a episodi di cyberbullismo.
Un percorso di educazione civica digitale, soprattutto se promosso a casa e a scuola da adulti preparati, può davvero fare la differenza ed evitare che altri cadano vittime dell’hate speech o di altre forme di cyberbullismo.
A cura di
Maria Bellotto
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