Cyberstalking

Cos’è il cyberstalking?

Non è più – purtroppo – un termine complesso né sconosciuto ai più quello di stalking. La parola definisce una molestia ripetuta, una serie di atti persecutori compiuti nei confronti di una persona. La diffusione capillare della rete ha però reso sempre più comune anche il concetto di cyberstalking, cioè la molestia e la persecuzione attuata non solo fisicamente, ma attraverso il tramite, spesso non meno diretto, della rete, attraverso social network, email o messaggi diretti volti, come nel caso dello stalking, a causare “un perdurante e grave stato d’ansia o di paura ovvero a costringere taluno a modificare le proprie abitudini di vita”, con il vantaggio del facile anonimato garantito dalla rete.

Come nasce il termine cyberstalking?

Nell’aprile 2009 (legge 39/2009) il concetto di stalking è entrato nel Codice Penale, in conseguenza di un fenomeno ormai visibilmente endemico: quello degli atti, sviluppati soprattutto nell’ambito delle relazioni, che vengono rivolti contro una vittima per

“affliggerla, perseguitarla, provocarle gravi stati d’ansia e di paura, indebolirla psicologicamente fino a generarle anche patologie di tipo paranoide o disturbo della personalità”

Il termine deriva dal verbo “to stalk”, introdursi furtivamente. Ed è in effetti vero che lo stalker, di fatto, si introduce nella vita della vittima, modificandola, in questa accezione in rete. Proprio in considerazione dell’ampio uso che se ne fa, i cyberstalker non si rivelano infatti meno invasivi sulla quotidianità della vittima. Per questa ragione, anche se non ha ancora trovato spazio nell’ordinamento giuridico, si è sviluppato il concetto di cyberstalking, che prende atto di come l’intrusione avvenga sempre più spesso attraverso questi mezzi.

Parliamo di stalking online

Come si realizza lo stalking online?

Si è ormai certificato che lo stesso grado di ansia dovuto a un’aggressione fisica può essere generato anche da un ossessivo invio di messaggi, spesso minatori o volgari, introducendosi negli account della vittima. Nel caso dei social, poi, è cyberstalking anche creare pagine o gruppi contro qualcuno, come ha stabilito espressamente la Corte di Cassazione (nello specifico, la sentenza n. 57764 emessa dalla V sezione penale il 28 dicembre 2017). Questo tipo di comportamenti, non sempre vengono attuati da qualcuno che ci conosce. Infatti, come ha dichiarato a TPI lo psichiatra Vincenzo Mastronardi, il cyberstalker pensa solo a se stesso, non a chi attacca. Spesso “contatta online più persone e quando una di queste risponde inizia la vessazione”.

Come difendersi dal cyberstalking?

Se quindi, è vero che il cyberstalking non è ancora entrato nel Codice Penale, è pur vero che la Corte ha già stabilito che anche lo stalking in rete si può considerare reato, perché anch’esso ottiene, spesso più facilmente che in caso di stalking offline, l’obiettivo di indurre paura nella vittima e cambiarne le abitudini. Quando si è vittime di cyberstalking è quindi possibile rivolgersi a un avvocato ed essere protetti dalla legge.
Nel frattempo, però, esistono alcuni semplici accorgimenti che possono essere messi in atto. In primo luogo bloccare il molestatore e inserirlo nella black list che ogni servizio di messaggistica o telefonia garantisce, e – se lo si conosce personalmente – avere cura di interrompere ogni contatto. Se il cyberstalking viene da uno o più utenti anonimi o fake occorre denunciare le molestie subite alla Polizia Postale, affinchè possano avviare le indagini per risalire al molestatore.

Prima di tutto, però, non solo se si è spaventati, la regola di buon senso quando si è vittima di un comportamento aggressivo, minatorio o discriminatorio è non vergognarsi mai di chiedere aiuto ad associazioni ed esperti.


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