Occhiali intelligenti e privacy: Facebook e EssilorLuxottica

Occhiali intelligenti e privacy: l’esempio di Facebook e EssilorLuxottica

 

Creati in collaborazione con EssilorLuxottica, gli occhiali intelligenti (smart glasses) Ray-Ban Stories di Facebook consentono a chi li indossa di ascoltare musica, effettuare chiamate, scattare foto, registrare video e condividerli sui social come Facebook utilizzando un’app complementare (Facebook View). Una rivoluzione nel mondo della tecnologia, ma un ulteriore tassello che si aggiunge alla preoccupazione per quanto concerne la privacy in Rete. L’avvento degli occhiali intelligenti comporta un pericolo per la privacy?

 

Un po’ di storia sugli occhiali intelligenti

I primi occhiali intelligenti lanciati in assoluto sul mercato sono stati, tra il 2013 e il 2014, i Google GlassNonostante fossero stati annunciati con grande ottimismo, questi occhiali sono finiti ben presto nel dimenticatoio. L’operazione, infatti, si rivelò un completo fallimento commerciale, anche per il prezzo molto alto al quale erano stati messi in commercio, ossia 1500,00 dollari. Dal punto di vista estetico, non somigliavano a un paio di occhiali normali: inizialmente non avevano nemmeno le lenti, e la montatura serviva solo per portare un display davanti all’occhio. L’obiettivo di Google era quello di sostituire gli smartphone con i nuovi occhiali, ma, visto il fallimento, Google abbandonò questa idea. Nel 2017 trasportò gli occhiali intelligenti nel mondo del lavoro, creando poi i Glass Enterprise Edition.

Ma la storia degli occhiali intelligenti non finisce qui. Nel 2016 Snap (la società che sviluppa Snapchat) ha lanciato gli Spectacles, occhiali non pensati per sostituire gli smartphone, bensì per girare video e pubblicarli sui social.

Da ultimo, anche Xiaomi ha lanciato i suoi smart glasses. In questa versione, gli occhiali ambiscono a possedere tutte le funzioni di uno smartphone. Inoltre, puntano su una realtà aumentata piuttosto che sulla possibilità di fare chiamate o riprese.

 

Le criticità e il problema di privacy

La prima domanda che sorge spontanea quando si sente parlare di occhiali intelligenti è: come fa, chi non li sta indossando, a capire quando le lenti smart di qualcuno sono in funzione?

I nuovi Ray-Ban Stories sono ormai entrati in commercio in vari paesi, tra i quali Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda e Italia, e per di più, a un prezzo molto accessibile (circa trecento euro). Questa novità sul mercato ha attirato l’attenzione delle Autorità che vigilano sui dati personali dei cittadini. 

Facebook ha prontamente spiegato che i suoi occhiali si servono solo dei dati strettamente necessari a un corretto funzionamento. Questi dati sono wi-fi, email e password per accedere a Facebook View (l’app con la quale gli occhiali si connettono al proprio dispositivo). 

Nonostante ciò, il il Garante per la privacy italiano vuole approfondire la questione. Infatti, i rischi per la privacy non sono solo per chi si trova di fronte alla telecamera degli smart glasses, ma anche per gli utilizzatori stessi. Gli occhiali intelligenti, infatti, possono vedere virtualmente tutto ciò che vede l’utilizzatore. In questo modo, le informazioni personali potrebbero risultare a rischio. Gli occhiali, ad esempio, possono registrare la posizione dell’utente, creando in questo modo una lacuna alla sicurezza della privacy.

 

L’attività del Garante per la privacy

Il Garante per la privacy ha incontrato i rappresentanti di Facebook e di Luxottica, i quali si sono resi disponibili ad avviare, in collaborazione con l’Autorità, iniziative di informazione e sensibilizzazione per un uso responsabile del prodotto. La finalità del Garante è quella di esaminare il prodotto e le sue funzionalità, e di capire se queste possano essere compatibili con le norme sulla privacy italiane. In particolare, il Garante ha voluto:

  • individuare la base giuridica sulla scorta della quale verranno trattati i dati personali,
  • capire in che modo verranno eventualmente tutelate le persone riprese occasionalmente, in particolare minori;
  • comprendere se esistono dei sistemi per rendere anonimi i dati raccolti;
  • da ultimo, il Garante si è soffermato sulle caratteristiche dell’assistente vocale collegato agli occhiali.

 

In conclusione: occhiali intelligenti come innovazione e dilemma

Ci troviamo di fronte ad un dilemma: come si può coniugare la continua innovazione tecnologica alla quale stiamo assistendo e della quale siamo parte, con il rispetto dei diritti umani, in primis il rispetto della privacy? Le novità della tecnologia, per quanto utili e necessarie, possono causare danni irreparabili ai dati delle persone. Allora, l’attività che le Autorità dovrebbero compiere è un’attività di prevenzione dei problemi e regolamentatrice. Le Autorità dovranno essere in grado di mantenere un equilibrio tra il controllo e le novità tecnologiche.

 

 

A cura di

Martina Nicelli


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