Bullismo e cyberbullismo: cosa cambia nelle scuole con la didattica a distanza?

Bullismo e cyberbullismo sono, purtroppo, alcune delle piaghe del nostro tempo che coinvolgono soprattutto adolescenti e giovanissimi. Si tratta di fenomeni che non sono ancora stati sconfitti, che creano un forte disagio psicologico a chi li subisce. Se recentemente sono diminuiti i casi di bullismo fisici, sono tuttavia aumentati quelli di bullismo online. Tra i catalizzatori del fenomeno c’è sicuramente la didattica a distanza, divenuta necessaria a causa del Coronavirus.

Ma quali sono i numeri del fenomeno e quali pratiche possono essere d’aiuto per contrastarlo?

Bullismo e cyberbullismo: i numeri dietro il fenomeno

L’epidemia legata al Coronavirus ha cambiato radicalmente le abitudini di molti italiani. Le pratiche legate al distanziamento sociale hanno imposto modi diversi di relazionarsi con gli altri. Tra le conseguenze del distanziamento sociale c’è, per quanto riguarda l’Italia, la diminuzione del bullismo fisico. Sono aumentati, invece, i casi di bullismo cyberbullismo all’interno delle chat scolastiche relative alla didattica a distanza. I dati forniti dall’Associazione Di.Te, in una ricerca effettuata in collaborazione con l’Università delle Marche e il sito Skuola.net mostrano come il cyberbullismo sia un fenomeno molto presente nelle scuole italiane. Secondo la ricerca, 2 intervistati su 5 affermano di essere stato testimone di atti di bullismo e prese in giro nei confronti degli insegnanti, mentre 1 su 5 avrebbe assistito allo stesso fenomeno avente come oggetto i compagni.

Bullismo e cyberbullismo: le conseguenze

Bullismo e cyberbullismo hanno gravi conseguenze psicologiche soprattutto nei ragazzi che ne sono vittime. Sempre secondo i dati forniti dalla ricerca, una delle reazioni più comuni sarebbe quella di chiudersi in casa ed autoisolarsi dai coetanei. Ad affermalo è il 45,9% degli intervistati in una fascia compresa tra gli 11 e i 13 anni, mentre la percentuale aumenta con il crescere dell’età e arriva al 65,9% nel caso della fascia di adolescenti compresa tra i 17 e i 19 anni. Si tratta di dati piuttosto preoccupanti, che spingono alla riflessione sia sulla didattica a distanza che sull’uso a scopo di tecnologia e strumenti digitali. Questi ultimi, infatti, se usati nel modo sbagliato, invece che accorciare le distanze nei rapporti interpersonali, possono essere la causa dell’allontanamento dei ragazzi dai coetanei.

Bullismo e cyberbullismo: i ragazzi chiedono più educazione digitale a scuola

Sebbene millennials e Generazione Z abbiano maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie, esistono degli aspetti del Web molto complessi che andrebbero loro spiegati, per aumentare l’awareness sui possibili pericoli del mondo virtuale. Gli stessi ragazzi si rendono conto dei pericoli di Internet e chiedono così una mano agli adulti, affinché l’educazione digitale sia tema di discussione all’interno delle mura scolastiche. Fino ad ora, infatti, l’educazione digitale, come altri importanti temi, era stata regalata all’ambito familiare. Tuttavia, molto spesso, gli stessi genitori si trovano impreparati di fronte ai nuovi pericoli che possono derivare dalla navigazione.

Si tratta di temi complessi, che non riguardano solo le competenze da acquisire per usare il medium in sé, ma anche tutte quelle conoscenze che possono aiutarci a relazionarci con gli altri dietro allo schermo nel migliore dei modi. Una conoscenza approfondita dell’argomento può andare a scongiurare diversi problemi relativi al mondo online tra cui bullismo, hate speech, online harassment, phishing ed altri seri pericoli.

La soluzione? Anche la tecnologia può dare una mano

Bullismo e cyberbullismo possono essere sconfitti anche grazie all’utilizzo della tecnologia. La ricerca ha mostrato come ai giovani piace l’idea di un’applicazione che sia capace di analizzare i loro comportamenti online, andando ad identificare eventuali comportamenti errati. Questo fatto emerge in particolare in correlazione con l’uso dei social network. I giovani avrebbero identificato già da tempo i potenziali pericoli che uno sbagliato uso dei social può portare con sé e chiedono agli adulti maggiore educazione in materia. L’applicazione si configurerebbe quindi come una sorta di intermediario tra giovani e adulti. Questi ultimi, infatti, sanno ancora troppo poco dei pericoli del mondo digitale. Per questo motivo si trovano spesso impreparati ad affrontare le domande di bambini e adolescenti quando si tratta di social e infrastrutture digitali.

Quello che va fatto è, quindi, una riflessione sulla didattica online e sull’uso più generale delle tecnologie digitali. Il problema può diventare uno spunto per la ricerca di nuove soluzioni per il benessere online dei ragazzi.

A cura di

Miriam Salamone


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