Il Digital Divide in Italia

Negli ultimi tempi si è tornato a parlare del tema del Digital Divide in Italia. Questo è avvenuto in seguito alla diffusione di un rapporto della Commissione Europea che va a delineare il grado di sviluppo della digitalizzazione legata alla crescita delle competenze digitali dei singoli cittadini e all’estensione delle infrastrutture della rete internet. In questo contesto l’Italia rimane fanalino di coda per sviluppo digitale e competenze legate ad esso. Ma cosa si intende per Digital Divide e qual è in specifico il quadro delineato dal rapporto della Commissione?

Digital Divide in Italia: di cosa si tratta?

Il termine inglese Digital Divide, che in italiano viene tradotto con “divario digitale”, indica una situazione particolare in cui vi è una mancanza di infrastrutture tecnologiche in uno specifico territorio o area. L’assenza di infrastrutture ha, come conseguenza, il mancato sviluppo di skills legate all’utilizzo del computer.  Si calcola che in Italia questa situazione coinvolga dalle 7 alle 8 milioni di persone, residenti soprattutto, ma non solo, nelle aree montane del paese.

Oggi al significato originario di Digital Divide sono stati associati altri significati, legati soprattutto all’arretratezza hi-tech e alla mancanza di una connessione internet.

Il rapporto Desi delle Commissione UE

Come ogni anno, viene stilato dalla Commissione Europea il rapporto Desi, acronimo di “Digital Economy and Society Index”, che ha come obiettivo quello di andare a delineare un quadro riguardante la digitalizzazione e le performance digitali dei vari Paesi europei. Tra i parametri presi in considerazione nel rapporto ci sono il capitale umano, lo stato della connettività, l’uso dei servizi internet, l’integrazione della tecnologia digitale e i servizi pubblici digitali all’interno dei 28 Stati membri.

Secondo il rapporto Desi 2020, l’Italia avrebbe perso una posizione, passando dal 24° al 25° posto in ambito di educazione digitale e digitalizzazione delle infrastrutture. A fare peggio, all’interno dell’UE, sarebbero solo Bulgaria, Grecia e Romania.

Ancora più impietoso il quadro che riguarda capitale umano e uso delle tecnologie, dove il nostro Paese si piazza  all’ultimo posto della classifica europea.

Digital Divide in Italia: tra problemi strutturali e analfabetismo digitale

Tra le piaghe del nostro Paese c’è sicuramente una scarsa digitalizzazione e un mancato accesso alle infrastrutture legate all’erogazione di internet. Infatti il nostro Paese si piazza al 17° posto in relazione al parametro “connettività”. Si registra tuttavia un leggero aumento che riguarda l’accesso delle famiglie all’uso di internet, dal 9 al 13%. Sebbene questo dato sia in miglioramento, l’emergenza Coronavirus ha mostrato come ci sia ancora molto da fare. Ancora troppe famiglie sono escluse dalla digitalizzazione, perché non hanno la possibilità di avere accesso ad una rete a banda larga o a causa della mancanza di dispositivi digitali come personal computer o tablet.

Un altro dato particolarmente significativo che emerge dal rapporto è il fatto che il 17% degli italiani non ha mai utilizzato Internet, mentre solo il 74% di essi lo usa in modo abituale.

Digital Divide in Italia: il quadro del capitale umano e dei servizi amministrativi della Pubblica Amministrazione

Se il rapporto fa registrare un leggero aumento per quello che riguarda la connettività e le infrastrutture, non si può dire lo stesso per il capitale umano.

Le competenze digitali di base del nostro capitale umano si attestano al 42% nelle persone di età compresa tra i 16 e 74 anni. Solo il 22% possiede delle competenze più avanzate. Inoltre, gli specialisti che lavorano nell’Ict, rispetto alla media europea, sono solo l’1%. Un altro dato interessante riguarda la digitalizzazione dei servizi nella Pubblica Amministrazione. Sebbene il nostro Paese offra una vasta gamma di servizi digitali nella PA e sia in una posizione relativamente alta della classifica, questi ultimi sono utilizzati ancora da pochi cittadini. Anche il quadro relativo alla digitalizzazione delle imprese non è edificante. Le imprese italiane sarebbero indietro in questo ambito rispetto alle corrispettive europee. Esse presentano diverse lacune soprattutto per quello che riguarda l’utilizzo di big data e cloud. Anche in ambito di e-commerce il nostro Paese sarebbe ancora molto indietro rispetto alla media europea.

In Italia c’è ancora molto da fare

Quello che emerge dal rapporto della Commissione Europea è un Paese in cui c’è ancora molto da fare in ambito di digitalizzazione. E’ necessaria è una maggiore consapevolezza dell’importanza del digitale. Questo deve avvenire sia all’interno delle strutture pubbliche, che nel privato. In particolare, bisogna favorire la diffusione dell’Ict nell’ottica di un miglioramento del benessere e della qualità della vita dei cittadini.

 

A cura di

Miriam Salamone


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