Inquinamento digitale

Inquinamento digitale

La crisi climatica, che da decenni minaccia il raggiungimento di una soglia critica dalla quale sarà impossibile tornare indietro, è uno degli ospiti più sgraditi alla tavola dei problemi dell’umanità. La necessità di intraprendere azioni immediate ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra ha portato a chiedere interventi drastici all’industria e ai trasporti. D’altro canto, ai singoli è stato chiesto di modificare le proprie abitudini nell’utilizzo dei mezzi di trasporto e nella scelta dei prodotti di consumo. L’attenzione si è concentrata però di recente su un altro attore responsabile dell’emissione di grandi quantità di CO2, finora rimasto in ombra: l’inquinamento digitale.

Generato da attività come lo scambio di email e messaggi, videochiamate nazionali e internazionali (il tutto unito alla produzione dei dispositivi necessari per navigare), l’inquinamento digitale causa fino al 3,7% delle emissioni totali di gas serra nel pianeta.

 

Carbon footprint

Con il termine carbon footprint (“impronta carbonica”) si intende l’impatto, misurato in CO2 equivalente, del totale delle emissioni di gas serra causate direttamente o indirettamente da un prodotto, un individuo o un’attività.

L’impronta di carbonio di un individuo è influenzata da diversi parametri. Il riscaldamento domestico, l’utilizzo di un’auto o di una bici, la scelta di un’alimentazione vegetariana, vegana o a chilometro zero, sono solo alcuni dei fattori che possono incrementare o ridurre l’impatto ambientale del singolo.

Il virus responsabile dell’attuale pandemia ha ridotto l’utilizzo di mezzi di trasporto ad alta emissione di gas serra (quali automobili e aerei), vincolando gli spostamenti nei limiti imposti per il contenimento dei contagi. Al contempo, l’accelerazione della digitalizzazione delle imprese e l’impennata nella richiesta di servizi digitali di intrattenimento, compagni fidati nei mesi di lockdown, hanno messo in luce l’insospettato colpevole delle emissioni. A differenza di attività come guidare un’auto o differenziare i rifiuti, concrete ed evidenti nell’impatto che possono avere, l’utilizzo di Internet è ambiguo e ingannevole. L’etereo mondo digitale dà l’impressione di avere un impatto minimo – se non inesistente – sull’ambiente, ma la realtà è ben diversa. Una singola email può generare da 0,3 a 50 grammi di CO2, mentre l’universo dei video in streaming genera da solo il 60% del flusso mondiale di dati e rilascia 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno nell’atmosfera.

 

Inquinamento digitale: L’impatto di una email

Nel 2019 sono state spedite e inviate più di 290 miliardi di email. Si stima che nel 2025 questo numero crescerà oltre i 370 miliardi.

In media, un impiegato d’ufficio riceve 121 email ogni giorno, suddivise in diversi livelli di impatto ambientale. Una email di spam genera approssimativamente 0,3g di CO2 equivalente, una email standard circa 4g, fino ad arrivare ai messaggi ricchi di immagini e allegati, che emettono fino a 50g di anidride carbonica. Un’intera giornata di lavoro può quindi generare gas serra per un totale di 1,6kg di CO2 equivalente.

Altra protagonista della trasformazione digitale del lavoro è la videochiamata: la mole di dati trasferita da una videoconferenza è esponenzialmente maggiore rispetto a quanto può essere condiviso tramite email. Basti pensare che un’ora di videochiamata può emettere dai 150 ai 1000 grammi di CO2.

 

Il consumo di energia dei video in streaming equivale a quello di una nazione come la Spagna

Salendo nella scala di incidenza tra le attività che accrescono l’inquinamento digitale troviamo la visualizzazione di video in streaming. Essa infatti rappresenta l’1% delle emissioni globali, con 300 milioni di tonnellate di gas serra emesse ogni anno.

Questa attività, maggior fonte di svago nei mesi di lockdown, arriva a consumare una quantità di energia pari a quella della Spagna.

Non fa eccezione, naturalmente, nemmeno lo streaming di brani musicali: nel 2016, solo negli Stati Uniti, l’industria discografica ha generato tra le 200.000 e le 350.000 tonnellate di gas serra.

 

Cosa fare per ridurre linquinamento digitale

Una volta preso atto dell’effettiva partecipazione del digitale all’inasprimento della problematica ambientale, è necessario sia fare una precisazione, sia fornire delle soluzioni.

Innanzitutto, è bene tenere presente che, per quanto l’inquinamento digitale costituisca una realtà non trascurabile, l’utilizzo di email e videochiamate in sostituzione dei viaggi permette di risparmiare, mediamente, il 93% delle emissioni. In aggiunta, disattivare la telecamera durante una videoconferenza consente di ridurre del 96% l’impronta di carbonio di questa attività.
Resta comunque disponibile una vasta gamma di opzioni per ridurre il proprio impatto in termini di inquinamento digitale. La ONG The Shift Project, ad esempio, promuove la cosiddetta “sobrietà digitale”, che consiste nel dare priorità all’allocazione delle risorse per conformare le proprie abitudini ai limiti fisici del pianeta, preservando allo stesso tempo i contributi sociali più preziosi delle tecnologie digitali.

Il contributo di ognuno può partire dalle email. Assicurarsi che il messaggio contenga solo l’essenziale, evitare di inserire immagini e allegati e preferire a questi i link di condivisione: piccoli accorgimenti che permettono di risparmiare grammi di anidride carbonica, riducendo progressivamente il proprio, singolo impatto sul pianeta.

 

A cura di

Chiara Fomiatti


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