La caduta degli dei: Facebook, Instagram e WhatsApp inaccessibili per ore

La caduta degli dei: Facebook, Instagram e WhatsApp inaccessibili per ore

 

Prima o poi sarebbe dovuto succedere: un crash completo della piattaforma Facebook e di tutte le applicazioni ad esso collegate che ha mandato in tilt la comunità digitale per un discreto numero di ore e scatenato ogni genere di teoria. Un’impennata di ricerche come “WhatsApp e Instagram down” su Google segnano il panico generale dalle 17 italiane (le 8 del mattino negli Stati Uniti) segnalando una vera e propria caduta degli dei: Facebook, Instagram e WhatsApp inaccessibili agli utenti.

Vediamo nel dettaglio una ricostruzione degli eventi.

Server irraggiungibili

Come già anticipato, nel tardo pomeriggio del 4 ottobre 2021 i maggiori social network facenti parte della piattaforma Facebook hanno iniziato a mostrare segni di disservizio sempre più evidenti. Col passare dei minuti, le app di Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp risultavano inutilizzabili, mostrando solo post vecchi salvati nella cache dei nostri dispositivi o non inviando alcun messaggio. Un dettaglio particolare è stata la letterale “sparizione” dell’azienda Facebook dagli indirizzi web noti, che ha scatenato numerose teorie su una sorta di Millennium Bug in ritardo.

A seguito di una meticolosa ricostruzione degli esperti, pare che il problema sia da ricondurre a un errore che ha provocato il blocco dei BGP (Border Gate Protocols). Si tratta sostanzialmente di router contenenti tutti i vari indirizzi IP dell’azienda, incluse le piattaforme di messaggistica e persino le funzioni di alcuni edifici. Tale blocco ha reso impossibile agli utenti la comunicazione coi server centrali e quindi l’utilizzo delle app, ma anche l’ingresso dei tecnici nelle aree sotto chiave mediante identificativi digitali.

Per intenderci, sarebbe come avere per le mani un indirizzo stradale, ma nessuna cartina o GPS per localizzarlo. Il team di Facebook, impossibilitato a operare da remoto, si è visto costretto a inviare dei team a resettare manualmente i cervelloni e, in alcuni casi, persino a sfondare gli ingressi per ripristinare la situazione normale.

Le conseguenze nel mondo

Come previsto, oltre al panico di qualche utente catastrofista, molte persone hanno deciso di usare metodi alternativi per comunicare. L’app di messaggistica Telegram è stata tra le più utilizzate nelle ore di buio per sentire amici e parenti, mentre il social più gettonato è stato senza dubbio Twitter. Questo massiccio esodo verso una piattaforma quasi dimenticata ha scatenato l’ironia degli stessi admin (indipendenti da Facebook), che si sono abbandonati a facili ironie.

La presenza su Twitter è stata talmente ampia che persino questo social ha avuto difficoltà a gestire il flusso di utenti in entrata. L’episodio forse più grave, però, è stato quello dei tecnici informatici bloccati fuori dai loro uffici per colpa dei badge digitali non funzionanti. La scelta di Facebook di centralizzare tutte le funzioni sotto un unico tetto, maturata dopo l’acquisto di Instagram e WhatsApp, ha causato più danni del previsto.

È bastato un semplice errore di comunicazione per isolare l’azienda di comunicazione più grande al mondo dal resto del pianeta (ironico, vero?) e far sorgere alcune domande. Una tra tutte: è un bene che una sola compagnia tenga in mano i fili della nostra vita social? Chi ne fa un uso fortemente professionale, come gli influencer o persino le figure pubbliche sa già la risposta e non è affatto felice di quanto accaduto nelle scorse ore.

L’ironia di Anonymous

Poche ore dopo il ripristino regolare dei servizi, il profilo pubblico legato al gruppo di hacktivisti Anonymous ha lanciato un tweet provocatorio, attribuendo il down all’hacker fittizio “The Notorious BGP” e facendosi beffe delle abilità informatiche dei team di Facebook.

L’episodio del 4 ottobre, se affiancato a quello analogo del 2019, indica quanto sia fragile il colosso social più popolare al mondo. Se è sufficiente un semplice errore di comunicazione per abbattere tutte le sue infrastrutture, quanto sarebbe facile per un gruppo malevolo appropriarsi della nostra vita privata e venderla al miglior offerente?

 

A cura di

Francesco Antoniozzi


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