La pirateria nel mondo editoriale

 

La pirateria nel mondo editoriale

Con la nascita della tecnologia digitale si è sviluppata, parallelamente, la capacità di accedere a contenuti e informazioni di ogni tipo in maniera molto più semplice e rapida rispetto al passato. I file multimediali, data la loro immaterialità, possono diventare oggetto di innumerevoli condivisioni tra gli utenti di Internet in maniera istantanea e a portata di click. Nasce così anche la pirateria digitale, ovvero qualsiasi tipo di attività considerata illegale che accede a reti di informazione per modificare la documentazione o per trarre vantaggi economici sul Web.

 

La nuova frontiera

Una vittima prediletta della pirateria digitale è il mondo dell’editoria che ha visto incrementare gli episodi illeciti durante il periodo di lockdown nel 2020. Tra i canali più importanti su cui si trasmettono i file e le informazioni troviamo il famoso servizio di messaggistica istantanea Telegram. Le numerose funzionalità dell’app, che permettono di creare delle chat segrete o temporanee, hanno facilitato lo scambio di informazioni e di libri scaricati illegalmente. Il ritorno alla normalità ha consentito alle autorità l’avvio delle indagini che hanno portato alla chiusura di oltre 300 canali sui quali si trafficavano e-book, riviste, musica e film. La legge, infatti, tutela i diritti d’autore e prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la diffusione illecita; in questo caso, i canali web.

Nel febbraio del 2021, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari hanno sequestrato dieci siti web “pirata” che si occupavano proprio di questo business. Le indagini erano iniziate nel 2020, quando la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) ha presentato denuncia proprio nei confronti di Telegram. In tale contesto è emerso chiaramente che i responsabili della gestione dei siti non percepivano alcun corrispettivo dagli utenti, ma traevano invece profitto dalle pubblicità inserite nelle pagine. L’intera operazione ha consentito il sequestro di 329 canali o gruppi di utenti attivi sull’applicazione. Questo singolo esempio (non isolato certamente) ci conferma quanto il mercato della pirateria editoriale sia diffuso e in continua crescita, oltre che in grado di coinvolgere una platea sempre più ampia.

Ecco perché l’Associazione Italiana Editori (AIE) risulta, oggi più che mai, attiva sia nella sensibilizzazione e informazione sia nella lotta costante alla pirateria. Attraverso un controllo attivo e frequente di copisterie, centri stampa, università e siti web sono riusciti a sequestrare a oggi 45.000 copie illecite con sanzioni per 700.000 euro. Un passo avanti, ma sarà sufficiente?

 

I rischi legati alle aziende

La pirateria digitale non consiste unicamente nella condivisione di contenuti protetti da copyright. Essa può rappresentare una vera e propria minaccia ai dati sensibili delle aziende. L’improvvisa divulgazione di dati top secret potrebbe rivelarsi estremamente dannoso. Il problema, dunque, non si ripercuote solo sulle realtà dei singoli autori e artisti, ma può avere una risonanza a un livello molto più ampio. Ecco perché le aziende ricorrono sempre di più a coperture contro i rischi legati alla violazione della privacy e alla sottrazione di contenuti sensibili. Il fenomeno ci rende consci di quanto Internet sia ormai un mondo immenso e in continua espansione.

La domanda di contenuti illeciti, inoltre, è davvero ampissima e in questo comportamento è insito il problema. La possibilità di trovare facilmente documenti, riviste, musica e film gratuitamente, anche se in modo illegale e con il rischio di sanzioni che possono arrivare fino a migliaia di euro non frena l’utente. Il gioco, infatti, vale la candela e il rischio di essere scoperti è, in fondo, piuttosto limitato. Tuttavia, la costanza con cui da mesi vengono individuati i canali pirata e denunciati i loro amministratori è un bell’esempio di come le case editrici, i giornalisti, gli stessi consumatori e le grandi aziende non siano stati lasciati soli. Il danno non riguarda solamente la proprietà intellettuale di un business o un’intera filiera editoriale, ma prevede ripercussioni sul lavoro di migliaia di persone. Per arginare il problema serve l’intervento di una linea politica decisa e di una legislazione europea. Internet deve e può rimanere uno spazio di libera espressione dove i diritti e gli obblighi del diritto d’autore si applicano anche online. Il digitale è parte della nostra vita quotidiana, ma non dovrà mai oscurare i diritti di cui godono gli autori. Dovranno sempre essere rispettati così come il diritto al lavoro e alla sua retribuzione.

 

 

A cura di

Alice Corio


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