Dall’ipertesto al Web: una breve storia

Dall’ipertesto al Web: una breve storia

Tim Berners-Lee e l’invezione del World Wide Web

Quando parliamo di Web non ci soffermiamo a conoscerne le origini né riusciamo a immaginare che la sua “nascita” sia relativamente recente o collegata alla parola ipertesto.

Questo intricato sistema, infatti, ha appena 30 anni ed è nato in seguito alla necessità di gestire una mole esorbitante di dati legati alle ricerche che si svolgevano al CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare. La mente dietro all’invenzione di questo servizio è quella di Tim Bernres-Lee che, nel 1989, presentò ai suoi capi un nuovo metodo di immagazzinamento delle informazioni in cui i documenti erano interconnessi tra loro attraverso una serie di link che avrebbero facilitato il passaggio dall’uno all’altro, sfruttando così i vantaggi di Internet; il suo tentativo però non suscitò l’interesse sperato.

L’informatico, nonostante la bocciatura iniziale, continuò a lavorare sulla sua invenzione utilizzando uno dei primi computer realizzato da Steve Jobs, il cosiddetto NeXT e, nell’ottobre del 1990, presentò le tre tecnologie che stanno alla base del funzionamento del Web:

  • HTML (Hypertext Markup Language) ossia il linguaggio di formattazione del Web;
  • URI (Uniform Resource Identifier), indirizzo unico che permette l’identificazione di ogni risorsa in Rete;
  • HTTP (Hypertext Transfer Protocol) il protocollo che permette di recuperare tutte le risorse.

Già a una prima rapida occhiata si nota la ricorrenza della parola ipertesto, definito come un insieme di documenti messi in relazione tra loro per mezzo di parole chiave, in maniera non lineare. E, in effetti, troviamo proprio l’ipertesto alla base del Web.

Il Memex di Vannevar Bush

Uno dei primi a pensare a un sistema di archiviazione e reperimento simile fu, negli anni trenta, lo scienziato e tecnologo Vannevar Bush.

Rendendosi conto dei limiti nella ricerca di documenti basata sull’uso di indici, che spesso rimandavano a altri indici, ideò il Memex: una sorta di macchinario che utilizzava un supporto analogico in microfibra (il microfilm), al tempo uno dei più avanzati strumenti di archiviazione. Lo scienziato lo immaginava come una grande scrivania traslucida nel quale erano presenti dei pulsanti che azionavano dei meccanismi per la ricerca di documenti.

Questo strumento doveva inoltre permettere lo spostamento da un documento all’altro con un sistema molto simile a quello degli odierni link, in modo da rendere più facile la gestione delle informazioni. Bush si basa infatti sul pensiero che l’essere umano ragioni per associazioni di pensieri e non in modo lineare. Per questo motivo il Memex è considerato il precursore dei sistemi ipertestuali su cui si fonda il World Wide Web.

Ted Nelson e il concetto di ipertesto

Rifacendosi all’idea di Bush, il sociologo e filosofo statunitense Ted Nelson intraprese una serie di studi e ricerche che lo portarono a divenire il creatore del concetto di ipertestualità.

I primi passi verso la creazione dell’ipertesto

Nel 1960, quando ancora era studente di sociologia all’università di Harvard, Ted Nelson decise di seguire un corso incentrato sul funzionamento del computer; era infatti convinto dell’utilità dello studio di discipline opposte e diverse per favorire la nascita di nuove consapevolezze. Essendo la classe formata prevalentemente da umanisti, le esercitazioni previste durante le lezioni non si incentravano su calcoli ma in gran parte su analisi di stringhe di parole e elaborazione di liste di frequenza: fu proprio in questo momento che Nelson cominciò a ragionare sull’idea dell’ipertesto.

Per la valutazione di fine anno accademico l’allora studente Nelson decise di presentare un progetto che permetteva di memorizzare, editare e stampare testi in formato elettronico. Fondamentale per lui era anche riuscire a studiare un sistema che permettesse una comparazione immediata tra alternative: sostanzialmente mostrare due versioni differenti di un elemento fianco a fianco per permetterne il raffronto. L’idea alla base del suo progetto perciò si basava su un concetto non più di linearità, ma di dinamicità, che tenesse traccia di tutte le varianti di uno stesso testo. La tesina non fu completata per tempo da Nelson e il suo lavoro non venne valutato positivamente in quell’occasione, tuttavia egli comprese l’importanza e l’utilità di quel primo progetto e decise di portare avanti il suo studio.

La conferenza ACM e la definizione del concetto di ipertesto

Nel 1965, in un intervento alla conferenza ACM (Association for Computer Machine) Nelson in un file intitolato A file structure for the complex, the changing and the indeterminate, utilizzò per la prima volta il termine ipertesto definendolo come:

un corpo di materiale scritto o illustrato interconesso in una maniera così complessa che non è possibile rappresentarla su carta. Può racchiudere sommari, o mappe dei suoi contenuti e delle sue interconnessioni; annotazioni, aggiunte e note a piè di pagina degli studiosi che lo hanno esaminato”.

Nella sua concezione i file all’interno dei sistemi informatici dovevano poter essere modificabili e doveva essere possibile tenerne traccia registrando tutte le versioni dei documenti, oltre a consentire ricerche di informazioni utilizzando gli ormai noti link, saltando da un riferimento all’altro senza nessun limite, come invece accadeva su carta. Il sistema ideato da Nelson prese il nome di ELF: Evolutionary list file, con un sapiente utilizzo di un lessico poetico associato a un mondo fino a quel momento dominato dai numeri e dal calcolo.

Il progetto Xanadu

Nel 1967, l’intero progetto prese il nome di Xanadu, in onore del poema Kubla Chan di Samuel Taylor Coleridge.

Le vicende di Xanadu furono abbastanza burrascose: nel 1972 venne lanciata la prima versione dimostrativa del software su un computer che Nelson prese a noleggio, ma terminò presto le risorse finanziarie a sua disposizione. Nel 1983 venne fondata la Xanadu Operating Company, per tentare di portare il lavoro a compimento, ma vari conflitti interni e le scarse risorse finanziarie non ne permisero la buona riuscita. Il progetto si chiuse nel 1992, per mancanza di fondi, dopo l’acquisizione dell’azienda Autodesk e il rilascio di un primo software scritto in linguaggio di programmazione.

Il progetto Gutenberg e la nascita degli ebook

Il concetto di ipertesto non fu fondamentale solo per la nascita del Web, ma anche per la letteratura digitale.

Fu l’informatico Michael Hurt, nel 1971 a renderlo possibile attraverso quello che prese il nome di Progetto Gutenberg: un portale composto interamente da testi digitalizzati. I contenuti messi a disposizione erano per la maggior parte di pubblico dominio, o perché privi di copyright o perché il diritto d’autore era ormai decaduto, ma col tempo vennero inseriti anche quelli per cui il diritto era ancora valido, in quanto l’autore aveva dato il consenso alla pubblicazione. Con l’avvento di Internet il progetto ha continuato a crescere fino a includere più di 60.000 volumi.

 

A cura di:

Giusy Pitzeri


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