“Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” di Jaron Lanier

Nella grande era delle Comunicazioni, i social network sono diventati una componente importante, se non fondamentale, delle nostre vite. Dal 2004 al 2007, anni d’oro per Facebook e Twitter, la nostra percezione della socialità è cambiata radicalmente, permettendoci livelli di interazione mai avuti. Parlare con una persona dall’altra parte del mondo, condividere istantaneamente pensieri e immagini, aprire pagine riguardanti i nostri interessi. Tutto questo ci ha fatto bene? Secondo Jaron Lanier, informatico della Silicon Valley, i social hanno deteriorato irrimediabilmente la nostra società. Scopriamo come nel suo libro, intitolato Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social.

Jaron Lanier e le sue ragioni

Jaron Lanier è uno scrittore, informatico e saggista americano, nonché pioniere della Realtà Virtuale nella sua sostanza. Le sue teorie sull’uso della tecnologia tridimensionale per l’approfondimento della conoscenza hanno permesso alla ricerca di creare i sistemi VR da tutti conosciuti come la stessa Oculus, oggi posseduta da Facebook. Tuttavia, Lanier non aveva concepito la Realtà Virtuale per i videogames, ritenendoli stimolanti ma non strettamente necessari allo studio.

L’autore è un grande esponente del cyber-pessimismo, ossia una corrente di pensiero che vede i social network come greggi virtuali per intrappolare la mente delle persone, nutrendola con falsa popolarità e finte connessioni inter-personali (come in Matrix, per intenderci). Ha anche analizzato il problema della disoccupazione causata dai social networks, realtà in cui sono gli utenti a produrre gratuitamente materiale, rendendo eventuali dipendenti totalmente obsoleti.

Il libro

Si tratta di un saggio molto critico, volto ad esporre con chiarezza e immediatezza il danno che i social stanno provocando alla nostra struttura sociale. Il testo è diviso, per l’appunto, in dieci “ragioni” che giustificherebbero la cancellazione dei nostri account social. Lanier li definisce “La gabbia che viaggia sempre con te”, in cui la libertà individuale è una semplice illusione dovuta ad algoritmi e codici basati sulle nostre preferenze. I social ci fanno vedere e sentire quello che vogliamo. L’obbiettivo finale sarebbe quindi la volontà dei social di trasformarci in animali docili da controllare con “bastone e carota”, sotto forma di informazioni mirate alla nostra identità.

Lanier sostiene inoltre che abbandonare i social media ci aiuterebbe a sfuggire dalla follia dei nostri tempi. Questa è obbiettivamente una affermazione sia corretta che errata, per due motivi principali; è sicuramente provato che un uso intensivo dei social causa stress costante nell’utente, ma allo stesso tempo gli permette letteralmente di mantenere il contatto con la realtà. Escludendo i complotti e le fake news, piattaforme come Twitter sono la punta di lancia dell’informazione istantanea su scala globale. Non è necessariamente vero che abbandonare i social migliori la nostra vita.

L’ultimo punto che analizzeremo è quello relativo ai like e alla popolarità virtuale. L’autore li analizza correttamente come una sorta di crypto-economia basata sul consenso individuale, nata per spingere l’utente in un circolo di produzione e assuefazione. In pratica, lo user cucina e consuma la propria droga: se stesso. E’ innegabile che Facebook, Instagram e anche Twitter siano la base di un processo di masturbazione digitale che ha la meglio sulla maggior parte delle persone.

In questo processo è incluso anche un sistema preciso per creare e diffondere odio tra le persone mediante emoji, reazioni e la possibilità di esprimersi quasi impunemente. Anche questa analisi andrebbe presa alla lontana, distinguendo quella che potremmo chiamare “la massa” da chi conosce le piattaforme ed è in grado di tenerle sotto controllo, in modo che non invadano e distruggano le loro vite.

Ultima analisi

Sebbene l’intenzione di Lanier sia quella di mettere in guardia le persone sul rischio che corrono ad usare i social network, il messaggio viene veicolato in maniera troppo diretta e spesso superficiale. L’autore è un noto scienziato e visionario, ma spesso si limita a gettare accuse nel tuo testo, senza andare a fondo nella vicenda, provando le proprie ragioni. Il risultato è una serie di moniti lanciati contro un non meglio determinato “voi”, che spesso si ritrova spiazzato davanti a tali affermazioni, per le quali sarebbe lecito chiedersi “ma è vero?”.

Lanier manca di discriminare tra utente e utente, tra coloro i quali subiscono i social network in maniera passiva e quelli che, al contrario, possono maneggiarli senza diventarne vittime e mantenere un certo distacco da questa gabbia digitale.

A cura di

Francesco Antoniozzi


Fonti:

  • Lettura integrale del testo (Inglese)

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