Metaverso e Facebook-Meta: terrore o utopia positiva?

Facebook-Meta e il Metaverso: distaccamento dalla realtà o utopia positiva?

Metaverso: una parola che negli ultimi tempo sentiamo sempre più spesso. Una delle ultime notizie scottanti è che la società di Mark Zuckerberg ha cambiato nome: da Facebook a Meta, e l’obiettivo principale è proprio quello di incentrare il futuro della società sul Metaverso.

In seguito a queste dichiarazioni, il Metaverso è diventato uno dei principali argomenti di dibattito degli ultimi giorni. Evoluzione futura di Internet e delle infrastrutture tecnologiche: su questi argomenti si è concentrata principalmente l’attenzione dell’opinione pubblica.

Ma cos’è effettivamente il Metaverso? E perché questo cambio di nome della società di Zuckerberg? Cosa scatenerà?

 

Da Facebook a Meta

La prima fonte a riportare il possibile cambio di nome era stata il sito The Verge, ma la conferma è arrivata durante l’evento Facebook Connect (conferenza virtuale sulla realtà aumentata): la società di Zuckerberg cambia nome e diventa Meta.

Nella pratica, Facebook si unirà a Instagram, WhatsApp e Oculus sotto una società madre con un nuovo nome, sul modello del rebranding di Google con Alphabet nel 2015. Il nuovo nome legherà la società ai suoi sforzi per la creazione del Metaverso, un universo parallelo che si basa sulla realtà aumentata.

 

Il Metaverso

Il Metaverso è, in poche parole, una realtà virtuale che ripropone la realtà del mondo fisico.

Questo termine non è di nuova invenzione. Infatti, il primo a utilizzare questo termine fu Neal Stephenson nel libro di fantascienza Snow Crash del 1992. Lo scrittore descriveva il Metaverso come un mondo virtuale tridimensionale e condiviso, dove ogni soggetto veniva rappresentato attraverso un proprio avatar, il quale poteva muoversi all’interno del mondo virtuale come desiderava, poteva compiere ogni attività quotidiana e interagire con gli altri avatar.

L’idea di Zuckerberg è quella di creare un luogo che sia simile e riconducibile alla realtà e dove le interazioni con le altre persone siano pressoché identiche a quelle reali. L’idea, di per sé, è molto semplice: nel mondo online ognuno di noi verrà rappresentato dal suo alter ego virtuale (l’avatar). I nostri alter ego virtuali potranno partecipare a riunioni, concerti, fare shopping ecc. In questo modo verrebbero coinvolti molti strumenti di comunicazione diversi, come streaming di eventi live, e-commerce ecc. (cosa, peraltro, che accade già oggi utilizzando l’app di Facebook).

Il Metaverso si concretizzerà in una esperienza continua, senza interruzioni, e non esisterà alcun limite al numero di utenti che potranno essere contemporaneamente presenti.

 

Le criticità del Metaverso

Il percorso che porterà alla creazione del Metaverso porta con sé non solo qualche dubbio etico, ma anche “strutturale”.

Il problema della connessione

Poiché non esisterà alcun limite al numero di utenti che potranno essere collegati nel Metaverso, ci sarà bisogno di sistemi che permettano un così grande flusso di dati in contemporanea. Il problema, infatti, è che Internet non è stato progettato per sostenere la possibilità che miliardi di persone partecipino a una stessa esperienza in sincrono.

Il modello più simile a quello del Metaverso è quello dei videogiochi che funzionano grazie a connessioni persistenti, aggiornate in tempo reale. Ma anche in quel caso esiste un limite di persone. Una volta che questo limite viene superato, si passa a utilizzare i servizi di streaming. Le connessioni in 4G, infatti, sono ampiamente insufficienti il che ha condotto diverse aziende a investire sul 5G. Per molti, non è comunque questo il passo decisivo, e servirà investire per creare le basi del Metaverso in futuro.

Il problema dei dati personali

Il problema principale di questi ultimi tempi è quello di capire come poter convivere con una tecnologia che ci invade, come proteggere noi e i nostri dati e, dall’altro lato, capire come poter trasformare questa ingerenza in uno stimolo.

Il mondo della tecnologia preoccupa ancora di più dopo le dichiarazioni di Zuckerberg. Molti esperti, infatti, temono che la creazione del Metaverso, colmo di attività online, costituisca solo un altro escamotage per raccogliere ancora più dati personali e trarne profitto.

Il problema dei recenti scandali

Secondo l’opinione degli utenti dietro il cambio di nome ci sarebbe, in realtà, la volontà di Zuckerberg di cancellare la cattiva fama che ultimamente tormenta la sua società. Oltre alle preoccupazioni per la sicurezza dei dati personali degli utenti, infatti, molti pensano che il cambio di nome sia soprattutto un modo per cercare di distogliere l’attenzione dal recentissimo scandalo della whistleblower Frances Haugen. Grazie alla Haugen, a partire da settembre 2021, il Wall Street Journal ha potuto pubblicare i cosiddetti Facebook Files, ossia una raccolta di documenti interni di Facebook, inclusi i rapporti di ricerca e discussioni online dei dipendenti. Ma non è l’unico problema con il quale la reputazione della compagnia deve fare i conti: si pensi anche ai recenti e, sempre più frequenti, malfunzionamenti delle app della società Facebook.

 

Cosa c’è di positivo?

Secondo gli esperti, la realizzazione del Metaverso può sicuramente aiutare la società con la crisi demografica che la sta accompagnando negli ultimi tempi. Infatti, l’app di Facebook sta perdendo i giovani e quelli su Instagram tendono ad abbandonare la piattaforma una volta cresciuti. Inoltre, il Metaverso può aiutare Facebook-Meta a guadagnare una maggiore indipendenza da Apple e Google.

Insomma, c’è chi vede in questo cambio di nome e in questo progetto del Metaverso una grande utopia positiva, una sorta di realizzazione del sogno iniziale di Internet e del Web. Dall’altra parte, c’è chi immagina che il mondo virtuale si trasformerà in un inferno virtuale dal quale sarà sempre più difficile uscire e che ci allontanerà sempre più dalla realtà.

Come sempre, la verità sta nel mezzo: non sappiamo davvero che cosa ne sarà di Meta e del Metaverso. Quello che dovremmo fare, nel nostro piccolo, è provare quantomeno a dare credito a una delle più grandi aziende del mondo, la quale ha senza dubbio preso una decisione in linea con il proprio percorso realizzato sino ad ora.

 

 

A cura di

Martina Nicelli


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