Il collasso di Facebook

Il collasso di Facebook

Facebook e la perdita di utenti

Facebook non ha mai perso utenti, questo, come si suol dire, è un dato di fatto. E anzi, fin dall’anno della sua fondazione nel 2004 il trend è sempre stato in crescita. Dopo diciotto anni invece qualcosa è cambiato: Facebook è passato da 1,929 di utenti del 2021 rispetto ai 1,930 dell’anno precedente nello stesso periodo. Nel 2021 gli utenti attivi ogni mese erano 2,8 miliardi mentre se consideriamo quelli attivi ogni giorno nel mondo sarebbero 1,9 miliardi. Facebook è il primo social network per utenti attivi nel mondo su base trimestrale, quindi se da un lato questo risultato è stato il peggiore registrato ed è la prima volta che succede, dall’altro non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando in termini di miliardi di utenti attivi, quindi non bisogna allarmarsi. Anche se questa perdita è arrivata proprio quando l’azienda ha voluto cambiare nome in Meta, la stessa ha spiegato la perdita economica è dovuta alla crisi della supply chain e all’aumento dell’inflazione che ha colpito il mondo intero e di conseguenza anche gli investitori pubblicitari su cui si basa la fonte di guadagno dell’azienda. Solo nell’ultimo quadrimestre del 2020 infatti Meta ha guadagnato 84,2 miliardi di dollari grazie alle inserzioni pubblicitarie, il 21% in più del 2019.

Da Facebook a Instagram?

Dal 2017 al 2019 Facebook ha perso circa 15 milioni di utenti nella fascia 12-34 anni, il 65% degli utenti ha infatti più di 35 anni. Non è un dato accertato, ma potremmo ipotizzare uno spostamento da Facebook a Instagram dato l’alto numero di utenti che si sono iscritti poi a quest’ultimo. La migrazione da un social all’altro è avvenuta perché Instagram è più diretto e interattivo: grazie alle stories e alle foto si può raggiungere subito il pubblico e un determinato numero di follower. Oltre alle stories piacciono molto i reels, un formato di video che è ispirato a quelli su TikTok. Per valutare l’andamento però bisogna tenere conto della situazione nel suo insieme ovvero considerare che Meta possiede anche Messenger e WhatsApp. Possiamo anche ipotizzare che questi utenti che hanno chiuso i loro account possano aver pensato che su Facebook ci sono troppe conversazioni disimpegnate e non intellettualmente elevate, oppure è sopraggiunto il bisogno di incontrare le persone che vediamo in rete e dunque la perdita di qualità dei rapporti umani.

Il problema della raccolta dati

Zuckerberg ha minacciato di chiudere sia Facebook che Instagram a causa delle regole imposte dall’Europa per la raccolta ed elaborazione dei dati sensibili degli utenti. Infatti l’UE ha vietato la raccolta e conservazione transcontinentale dei dati facendo così si interrompe il flusso degli stessi tra Stati Uniti ed Europa.

L’imprenditore ha voluto smentire la “minaccia” di chiusura volendo però precisare che se non si arriva ad una più chiara e precisa applicazione delle regole non potrà offrire un servizio ottimale all’Europa. Zuckerberg dovrebbe rinunciare a un mercato che conta 450 milioni di utenti, è molto improbabile che chiuda sia Facebook che Instagram. Questa tensione è iniziata già nel luglio 2020 quando la Corte di Giustizia UE ha dichiarato non valido l’accordo “Privacy Shield” che è una sorta di scudo UE-USA per la privacy. L’accordo permette alle aziende statunitensi di raccogliere e trattare i dati dei cittadini dell’Unione Europea. Questo accordo non è però più accettabile dall’UE, infatti Meta ha dato prova di trattare i dati in modo sconsiderato, come si è visto dallo scandalo di Cambridge Analytica nel 2018, giusto per citare un caso.

Apple ha trovato un modo per il tracciamento dei dati degli utenti grazie a App Tracking Transparency, una nuova funzionalità di IOS, permette di far sapere quali app stanno monitorando i cittadini che possono scegliere se condividere o meno le informazioni. Solo il 24% degli utenti Apple ha consentito al tracciamento da parte degli inserzionisti pubblicitari. La difficoltà di Meta è dovuta alle applicazioni rigide delle regole del GDPR sul trattamento dei dati, ma non sarà sicuramente l’Europa ad adattare i regolamenti in funzione della raccolta dati che deve compiere Zuckerberg, quanto piuttosto dovrà essere lui a sottostare alle regole imposte dal nuovo Regolamento e trovare una soluzione. Da questo punto di vista infatti è intervenuta Christel Schadelmose (politica danese e deputata al Parlamento europeo dal 2006) : “Meta ha difficoltà a fare affari nell’Ue a causa del Gdpr? Il mio suggerimento è: adattate la vostra attività alle regole dell’UE se volete fare affari qui, non sarà l’UE ad adattarsi a voi”.

A cura di

Giulia Rabaioli

_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Fonti:

Credits: