Il blocco dei social in Russia e il ruolo degli influencer

Il blocco dei social in Russia e il ruolo degli influencer

Come abbiamo potuto vedere nelle ultime settimane, la guerra in atto in Ucraina coinvolge anche il mondo digitale. In un precedente articolo abbiamo analizzato questo aspetto evidenziando come le attività russe in Ucraina non siano iniziate con l’invasione militare. Negli scorsi anni, e soprattutto a ridosso dell’inizio della guerra, la Russia ha infatti colpito l’Ucraina con attacchi informatici e propaganda. Nelle ultime settimane, tuttavia, lo scontro digitale ha preso sempre più forza, con attacchi informatici su larga scala.

Proprio in questo scenario di guerra (anche) digitale, la Russia ha preso una drastica decisione che ha avuto forti ripercussioni sulla popolazione: il blocco dei social network occidentali.

Il blocco dei social in Russia

Nelle prime settimane di marzo, mentre l’avanzata russa in Ucraina stentava a procedere, il Roskomnadzor, l’agenzia russa responsabile delle telecomunicazioni, ha deciso di oscurare Facebook e Twitter. I due social sarebbero infatti colpevoli di diffondere fake news e permettere l’incitamento all’odio razziale. Pochi giorni dopo, il 14 marzo, anche Instagram è stato chiuso per lo stesso motivo. La decisione del governo russo deriverebbe dal cambio di linea di Meta. La società guidata da Mark Zuckerberg avrebbe infatti tollerato espressioni di odio razziale contro i cittadini russi a seguito dell’invasione (decisione subito ritirata dalla società di Menlo Park).

Sulla base di questa accusa, e su richiesta del governo russo, un tribunale moscovita ha bollato Meta come “organizzazione estremista”. A quanto pare, la condanna del tribunale riguarda solamente Instagram e Facebook: WhatsApp funziona ancora in territorio russo.

La reale motivazione del blocco russo è la volontà di isolare i cittadini dalle informazioni che arrivano dal fronte. La circolazione di notizie e immagini della guerra, in Russia, è pressoché nulla. I pochi giornali critici con il governo russo hanno infatti dovuto cessare di coprire la guerra, sotto la minaccia di pene fino a 15 anni di carcere per la diffusione di notizie non convalidate dallo Stato.

Il blocco di Instagram

Tra i tre principali social occidentali, Facebook, Twitter e Instagram, l’ultimo è senza dubbio quello che più fa sentire la sua assenza tra i cittadini russi. Nel Paese, infatti, il social network più diffuso è VKontakte, un social russo molto simile a Facebook. Al secondo posto, fino a un mese fa, c’era Instagram. Come dichiarato da Adam Mosseri, capo del social network proprietà di Meta, gli utenti russi sarebbero circa 80 milioni. Più di metà della popolazione, che conta 145 milioni di persone. Il blocco deciso dal governo ha dunque impattato sulla vita di più di metà della popolazione, sia dal punto di vista relazionale che lavorativo.

Come evidenziato da Mosseri, la piattaforma è utile prima di tutto per mantenersi in contatto all’interno del Paese, ma anche con parenti e amici nel resto del mondo. Dal punto di vista lavorativo, invece, vari influencer hanno espresso il loro disappunto, poco prima della scelta del governo. Molti di loro, infatti, devono il proprio successo proprio a Instagram e si sono visti sottrarre la principale via di contatto con i follower, con gli evidenti danni economici che ciò comporta.

Non solo gli influencer, però, perdono introiti a seguito di questa decisione. In molti, infatti, usano il social americano per farsi pubblicità e proporre i loro prodotti a nuovi clienti. Allo stesso tempo, Instagram viene utilizzato per stringere nuove relazioni, cercando nuove idee e fornitori per le proprie attività commerciali.

La propaganda russa e gli influencer

Mentre i social occidentali vengono accusati di diffondere notizie false sulla guerra, un’inchiesta di VICE ha messo in luce una campagna di reclutamento di TikToker per diffondere fake news in Russia. L’uso di influencer per influenzare gli utenti della Rete non è una novità. Molti Paesi (tra cui Cina e Arabia Saudita) sfruttano le capacità comunicative di queste persone per trasmettere un’immagine più positiva delle condizioni di vita nello Stato. Gli influencer vengono condotti in tour guidati e istruiti su cosa pubblicare e cosa evitare, creando veri e propri spot pubblicitari per il governo che li ha assunti.

In Russia, all’inizio della guerra, un numero rilevante di influencer, attivi principalmente su TikTok, è stato assunto per trasmettere i messaggi del governo. Le indicazioni, fornite su un gruppo Telegram segreto, comprendono cosa dire, che video condividere, quali hashtag usare e la distribuzione temporale dei contenuti. Il coordinatore di questo gruppo ha fornito anche indicazioni per evitare le limitazioni di TikTok in Russia: gli utenti russi non potrebbero infatti caricare nuovi contenuti sul social.

È stata addirittura notata la ripetizione, parola per parola, di discorsi uguali tra vari influencer. Il contenuto di questo copione è il fulcro della propaganda russa delle ultime settimane: l’Ucraina porta avanti un genocidio contro i russofoni nel Donbass, e per questo la Russia è stata costretta a intervenire. La solita falsità, che però si è spostata dai giornali filo-governativi alla bacheca degli influencer.

A cura di

Federico Villa


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