Il southworking: come il COVID sta influenzando i rapporti economici tra nord e sud

Il termine southworking è stato coniato da un gruppo di giovani di Palermo per definire un nuovo tipo di lavoro. L’utilizzo di questo termine ha iniziato a prendere piede all’indomani del 3 giugno 2020, giorno in cui i confini tra le varie regioni italiani sono diventati di nuovo percorribili.

La situazione pre-covid

Negli ultimi anni si è sentito molto parlare di emergenza meridionale e di fuga di cervelli verso il Nord della penisola, con conseguente impoverimento del Sud. Come si può leggere nell’ultimo rapporto Svimez del 2019 la vera emergenza non risiede tanto nei flussi migratori che dal continente africano giungono fino alle coste dell’Italia, ma nella progressiva desertificazione del Sud e nella perdita di manodopera altamente qualificata che preferisce spostarsi verso le regioni del Nord o verso altri Stati. Nell’anno 2017 il tasso migratorio ha confermato la tendenza con 132 mila meridionali emigrati verso il Nord Italia. Allo sesso tempo, nel primo trimestre del 2019 gli occupati al Sud sono calati del -1,7%. Città come Milano, secondo una stima de <<IlSole24Ore>>, hanno guadagnato negli ultimi vent’anni circa cento mila nuovi residenti provenienti principalmente dall’Italia meridionale.

Tra Covid, smart working e rientri

Dopo mesi e mesi di lockdown molti lavoratori e molti studenti hanno deciso di ritornare nei propri paesi d’origine. Questo fenomeno, inizialmente momentaneo, in realtà si è prolungato contro ogni aspettativa. Soprattutto perché molte aziende e università hanno continuato a svolgere la propria attività da remoto anche oltre la data del 3 giugno. Questa situazione ha avuto e avrà sicuramente nei prossimi mesi un impatto significativo sull’economia di grandi città del Nord dove la presenza di lavoratori meridionali è considerevole. Come ha spiegato Carlo Squeri, segretario generale di Epam-Confcommercio a Business of Milan:

In questo momento, è difficile calcolare una perdita media del comparto in città […] nel centro di Milano la perdita di fatturato per alcuni locali si può misurare nell’ordine del 75%, e la situazione peggiore è legata alle attività diurne, proprio perché gli uffici sono chiusi e i dipendenti non escono a pranzo

Il progetto di Global Shapers Palermo Hub

Un gruppo di giovani palermitani, composto da manager, imprenditori e accademici, provenienti per lo più da regioni del Sud, ha ideato un’organizzazione no-profit che si occupa di analizzare i possibili risvolti e le criticità di un lavoro smart localizzato in una sede diversa da quella del proprio datore. L’organizzazione è creata in particolar modo per i lavoratori del Sud Italia e offre la possibilità di sviluppare delle policy in questo ambito in grado di apportare un cambiamento a lungo termine al modo di lavorare. Come si può leggere nella pagina iniziale del loro blog:

Vediamo nel lavoro agile uno strumento utile a ridurre il divario economico, sociale e territoriale nel Paese, e in grado di migliorare la qualità della vita di milioni di persone

All’interno del blog è possibile anche partecipare attivamente rispondendo ad un questionario che permette di sviluppare una mappa dei luoghi coworking e di spazi come biblioteche, bar e librerie. In questo modo ai southworker viene data la possibilità di poter svolgere il loro lavoro in una sede adeguata e in compagnia di altri lavoratori.

I possibili risvolti del southworking

I risvolti di questo fenomeno che si è delineato dopo la riapertura delle regioni sono ancora molto incerti. Nei prossimi mesi con la riapertura progressiva di uffici e università sarà possibile avere un’idea chiara di quanti hanno deciso di non rientrare al Nord. Inoltre, l’emergenza sanitaria e l’utilizzo della connessione internet per impedire che il lavoro e la scuola si fermino in maniera definitiva ha incentivato la pratica dello smartworking. Non è da escludere che molte imprese possano decidere di prolungare questo tipo di lavoro ben oltre il periodo d’emergenza. Una ricerca del National Bureau of Economic americano prevede un cambiamento permanente nella direzione dello smart working per il 40% delle imprese.

Il south working e la migrazione di ritorno

Questa inversione di tendenza che rischia di avere serie ripercussioni sull’economia delle regioni del Nord viene vista positivamente al Sud, dove dopo anni di partenze i cervelli in fuga decidono di ritornare, forse stabilmente. Questo potrebbe innescare una reazione a catena che a sua volte invertire il trend della desertificazione del Sud. Inoltre, il Pil nel meridione d’Italia, fermo ad un numero negativo, diversamente che nel resto della penisola, potrebbe tornare a sallire. Sono tutte ipotesi che si muovono sul filo dell’incertezza, in bilico tra emergenza sanitaria e ripartenza economica. Solo a lungo termine sarà possibile comprendere la portata dei cambiamenti oggi in atto.

A cura di

Pasqualina Ciancio


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