Identificare un’identità sui social, nonostante le soluzioni che sempre più piattaforme stanno adottando, come la richiesta di documenti, non è sempre facile. Avendo accesso a un profilo personale, è spesso molto semplice costruirsi un’immagine e un’identità diversa da quella reale, fittizia o altrui. È facile, insomma, avere a che fare con l’impersonation.
Cos’è l’impersonation?
Letteralmente imitazione, ma anche caricatura. Il termine richiama efficacemente l’idea di impersonare qualcuno: per questo, nel contesto del cyberbullismo, è passato a indicare il furto di identità. Il tentativo di farsi passare per qualcun altro, e – in quella veste – danneggiarne la reputazione, metterlo in cattiva luce o trarne vantaggio contattando in questa veste terze persone.
Quali sono le cause e le finalità?
Sono molti i motivi per i quali si mette in atto un furto di identità. In genere hanno a che fare con lo status di visibilità che il social garantisce, e quindi con l’estrema facilità di condizionare in negativo la percezione della vittima attraverso i social media.
L’immediata diffusione che ottiene un messaggio pubblicato sui social rende molto semplice danneggiare seriamente e spesso irreparabilmente la reputazione della propria vittima. Semplicemente basta appunto mandare un messaggio o scrivere un post su una piattaforma social, la cui finalità è proprio quella di costruire relazioni.
Molto semplice è poi costruire un’immagine della propria vittima del tutto diversa da quella che dà di sé, o descriverla come biasimevole in modo convincente. Per esempio raccogliendo alcune immagini e dati che gli utenti stessi facilmente condividono, come la data di nascita. L’impersonation è quindi una delle soluzioni più immediate e attuabili per chi intenda danneggiare una persona nei confronti della quale provi astio personale, rivalità professionale o un qualche motivo di invidia o di gelosia tali da generare il desiderio di danneggiarne l’immagine pubblica.
Come si realizza un episodio di impersonation?
Episodi di impersonation si possono verificare nei contesti e nelle fasce d’età più diverse. Può verificarsi per esempio l’episodio di un ragazzino delle scuole medie che si trovi improvvisamente iscritto a un social network a sua insaputa da un compagno di classe che intende prenderlo in giro o che mal sopporta la sua “diversità” dal gruppo sociale dei compagni. Oppure può essere quella subita da una giovane ad opera di un ex partner o dell’ex partner della persona con cui ha una relazione, con l’obiettivo di screditarla agli occhi del gruppo sociale. O ancora può essere quella di un manager di successo o di un personaggio pubblico che si trovi rappresentato sui social da un profilo che non gli appartiene e dal quale sembra che posti messaggi o comunicazioni reprensibili. Si tratta di impersonation, però, anche l’atto di rubare fotografie, nome e nickname ad un’altra persona considerata attraente per trarne vantaggio, per esempio per iscriversi alle sempre più numerose app di incontri.
Come difendersi dall’impersonation?
Tutti possono essere vittime di un furto di identità, di cui spesso si prende coscienza solo quando la delegittimazione ha già avuto successo. Si può tuttavia fare attenzione ad alcune accortezze per minimizzare il rischio:
- Mantenere nascosti (con una privacy fortemente limitata su Facebook, per esempio) alcuni dati personali, come la data di nascita, il nome completo e quello dei parenti, gli indirizzi di casa e dell’ufficio o le foto private, in modo che non siano ripetibili.
- Evitare di accettare sui social richieste di amicizia da profili sospetti o completamente sconosciuti, che possono nascondere un hacker.
- Non inviare mai dati personali tramite i social network.
- Evitare i programmi e i sistemi di memorizzazione della password (che è sempre bene cambiare spesso) che potrebbero permettere a terzi di infiltrarsi negli account personali.
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