La rivoluzione digitale nell’attività amministrativa

A causa della pandemia causata da Covid-19 la Pubblica Amministrazione è stata investita da un’improvvisa spinta verso la rivoluzione digitale. Tutti i settori, sia all’interno del pubblico che del privato, hanno dovuto fare i conti con una situazione che ha portato ad un uso forzato di apparecchiature e tecnologie digitali. Queste ultime, infatti, sono strumentazioni necessarie per il buon funzionamento delle attività amministrative. Per alcuni contesti con un alto grado di digitalizzazione e dotati delle più moderne tecnologie di comunicazione è stato relativamente semplice adattarsi alle sfide che la pandemia ha costretto ad affrontare. Altre realtà, alcune delle quali appartenenti alla pubblica amministrazione, si stanno lentamente adattando ai cambiamenti necessari per un buon funzionamento della Cosa Pubblica.

Ma quali sono le sfide legate alla rivoluzione digitale nell’attività amministrativa e cosa prevede l’attuale normativa?

Appalti pubblici: la parola chiave è rivoluzione digitale

Rivoluzione digitale è stato il termine chiave all’interno dell’ambito di appalti pubblici e delle procedure di gara. L’implementazione tecnologica, il miglioramento delle pratiche riguardanti bandi e appalti pubblici e una formazione del personale della pubblica amministrazione in un’ottica legata ad un uso professionale e proficuo delle nuove strumentazioni che la tecnologia è in grado di offrire sono elementi essenziali all’interno del processo di rivoluzione digitale. L’obiettivo è quello di fornire la massima trasparenza ai cittadini, che dovrebbero essere sempre in grado di accedere e consultare atti pubblici e atti di gara. Il digitale dovrebbe essere in grado di garantire procedure più snelle, di facile accesso, nel pieno rispetto delle normative e del Codice Giuridico vigente. Inoltre, esso dovrebbe consentire una maggiore trasparenza e il rispetto del principio della concorrenzialità.

 Attualmente, la normativa italiana prevede l’utilizzo della strumentazione digitale per svolgere appalti e gare pubbliche.

La normativa italiana e la sfida della rivoluzione digitale

Quando si parla di  rivoluzione digitale e appalti elettronici un termine a cui si fa spesso riferimento è e-procurement. Questo termine si usa in ambito amministrativo per definire non solo il processo di rivoluzione digitale delle procedure di gara attraverso l’utilizzo di dispositivi e tecnologie digitali adeguate, peraltro ancora incompleto, ma anche l’intero processo di appalto elettronico. Quest’ultimo, infatti, deve essere compiuto nella piena trasparenza. Un’attenzione particolare, inoltre, deve essere rivolta verso l’utilizzo di canali di comunicazione adeguati alla corretta informazione dei cittadini sulle procedure e l’esecuzione degli appalti di gara. Quest’ultima deve avvenire nel corretto rispetto del Codice Giuridico e dei singoli bandi di appalto. In Italia, le norme relative all’e-procurement sono contenute in una specifica normativa, la Legge 11/2016.

Legge 11/2016: cosa prevede nello specifico

La normativa prevede diversi criteri di delega. Questi ultimi hanno come obiettivo maggiore trasparenza e uno sforzo da mettere in atto per la rivoluzione digitale della PA e delle procedure di bando elettronico. Di particolare importanza è l’Articolo 1, che prevede la creazione di una rete digitale interconnessa per favorire una comunicazione più veloce e proficua tra Governo ed imprese. L’obiettivo ultimo è quello di facilitare l’accesso di realtà sia piccole che grandi agli appalti pubblici e ad una maggiore interconnessione della Rete. Inoltre, la norma non prevede solo un processo di digitalizzazione della Rete stessa. Per una più proficua comunicazione tra Governo e realtà private è infatti prevista una digitalizzazione delle procedure stesse, che vengono così rese più facilmente accessibili a tutti.

Inoltre, la norma prevede anche la revisione dell’intero apparato informativo relativo alla pubblicazione dei bandi di gara. Anche qui, digitalizzazione dovrebbe essere sinonimo di trasparenza.

Digitalizzazione ma non solo: il futuro sarà automatizzato

L’obiettivo auspicato dalla normativa italiana non è solo quello della digitalizzazione. In futuro, quanto previsto dall’Unione Europea non è solo una digitalizzazione delle singole pratiche legata agli appalti elettronici, ma un’intera revisione della macchina pubblica in un’ottica legata a maggiore automatizzazione delle procedure. L’obiettivo finale dovrebbe essere quello di automatizzare interamente le pratiche pubbliche, con un intervento umano che avvenga solo in casi specifici delineati dalla normativa. Tra le tecnologie che potrebbero essere utilizzate all’interno della pubblica amministrazione c’è quella della blockchain, già ampiamente utilizzata per il funzionamento delle valute elettroniche online. Si tratta di una tecnologia in grado di garantire una standardizzazione dei processi elettronici, trasparenza nell’accessibilità ad atti e registri elettronici e maggiore democratizzazione dei processi.

La digitalizzazione dell’attività amministrativa è una sfida complessa che vedrà un rinnovamento della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, non solo la PA, ma anche i cittadini dovranno adattarsi alle nuove procedure, che renderanno più semplici e trasparenti appalti e atti pubblici.

A cura di

Miriam Salamone


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