Pirateria digitale: un fenomeno in espansione

Ormai viviamo nel terzo millennio. Leggende del mare come Edward “Barbanera” Teach sono la lontana eco di un’epoca d’oro, in cui uomini liberi e spietati solcavano gli oceani a bordo di enormi vascelli.
Ma i pirati non sono spariti, anzi: sebbene la pirateria marittima sia ancora un problema, oggi a preoccupare gli esperti è quella digitale.

Con l’avvento di quello che potremmo definire “Mondo 2.0”, diverse persone hanno colto l’occasione per creare vere e proprie organizzazioni illecite in rete, che si sono diffuse in tutto il network. Oggi come allora, la pirateria è perseguita dalla legge, che tuttavia sembra non riuscire a stare al passo coi moderni bucanieri.

Pirateria domestica: duplicazione e masterizzazione

Non bisogna pensare ai pirati odierni come dei semplici ladri che entrano nei vostri computer per rubare dati (si tratta infatti hacking non-etico); occorre invece visualizzarli come dei Freedom-Fighters che credono nella condivisione di software, video e immagini altrimenti protette da un paywall e dal copyright. Questa categoria si divide tra chi condivide liberamente tale materiale e chi invece trae profitto dalla sua vendita.

Le leggi di tutto il mondo condannano fortemente questo comportamento, in particolare la duplicazione o la masterizzazione di materiale telematico.

Dal 2005 al 2010 si è verificato un autentico boom del mercato dei DVD pirata, che a volte venivano letteralmente venduti per la strada. All’epoca, duplicare un CD era relativamente semplice, ma i produttori hanno deciso di mettere un freno a questa pratica inserendo autentici firewall anti-pirateria nei file masterizzati.

Pirateria in Rete: il torrenting e lo streaming

Col repentino passaggio dall’analogico al digitale, i DVD si ridussero presto a materiale obsoleto e usato unicamente come storage di informazioni non decifrabili senza un lettore. La pirateria invece  si è evoluta sfruttando la condivisione tramite Web di foto, musica e immagini.

In poco tempo, il fenomeno del torrenting è divenuta una costante per un numero smisurato di utenti che, facendo uso di piattaforme e siti creati appositamente, avevano accesso a un vero e proprio “torrente” infinito di dati e informazioni. La forza del torrenting sta proprio nel numero di utenti che ne fanno uso (i seeders, che con la loro condivisione potenziano il download di altri utenti).

Avvocati e giudici si sono trovati di fronte ad una vera e propria invasione di potenziali pirati informatici, per la quale ancora non sembra esserci un rimedio certo.

Intorno al 2010, lo streaming online (legale e illegale) è diventato popolare, spingendo sempre più persone fuori dai cinema e verso i divani. Piattaforme come Netflix, Amazon Prime Video e Sky hanno fatto di questo fenomeno un punto di forza, offrendo servizi a pagamento per i propri utenti e allo stesso tempo garantendo la legalità.

Parallelamente, su Internet si è diffuso il fenomeno dello streaming illegale, quindi di condivisione e proiezione di file protetti da copyright su siti mascherati. Oggi esistono migliaia di siti più o meno noti che offrono questo servizio, ma non solo. Diverse case di produzione, col passare degli anni, hanno alleggerito la politica sul copyright per i film più vecchi, permettendone la condivisione in rete o su Youtube.

Questi siti, in ogni caso, hanno visto intensificarsi i controlli solo in tempi recenti; le polizie digitali infatti effettuano veri e propri raid sequestrando i domini, prontamente cambiati e ricaricati dai gestori.
In media, un sito di streaming è costretto a cambiare il proprio dominio ogni mese, onde evitare di essere individuato e abbattuto dalle forze dell’ordine.

Cosa dicono le leggi

Come abbiamo anticipato, la pirateria digitale è un fenomeno tutt’ora in evoluzione ed espansione. Inoltre i governi del mondo fanno ancora fatica a tenere il passo con questa realtà.

Esistono tuttavia delle leggi e delle normative molto rigide al riguardo, che mettono al bando ogni forma di azione illegale sulla rete. Esse sono punite con ammende molto elevate e in alcuni casi col carcere. Bisogna tuttavia chiarire che:

  • Il torrenting e lo streaming, seppur illegali, al momento non prevedono la persecuzione diretta di chi ne fa uso personale (vedere o scaricare musica e film per se stessi).
  • La duplicazione di un file, un film o un audio e la sua ridistribuzione per fini commerciali sono reati punibili e perseguibili.
  • La duplicazione di una licenza (come quella di un sistema operativo) è illegale.
  • La creazione, il mantenimento e il finanziamento di una piattaforma che pratica la pirateria digitale è reato grave, punibile col carcere negli scenari peggiori.

Questa analisi non intende incoraggiare condotte illecite di alcun genere, ma semplicemente chiarire una questione molto controversa che, pur occupando spesso le pagine dei nostri giornali, rimane oscura.

La pirateria è un reato.

 

A cura di

Francesco Antoniozzi


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