Sentiment analysis: di cosa si tratta e come può aiutarci nella lotta alle fake news?

Sentiment analysis: di cosa si tratta e come può aiutarci nella lotta alle fake news?

Ormai ogni giorno le notizie viaggiano più veloci della luce grazie a siti Internet, blog e soprattutto ai social network che fungono da veicolo principale. Facebook, Twitter, LinkedIn e Instagram possono però essere considerati anche come i principali trasmettitori di virus dannosi e, talvolta, letali: le cosiddette fake news.

Il termine indica una notizia fasulla, pubblicata in genere su riviste online, che riporta informazioni ingannevoli o distorte con il preciso intento di disinformare il pubblico o di creare scandalo e scompiglio. La loro diffusione viene facilitata dalla grande mole di fatti e avvenimenti a cui i lettori oggi sono costantemente sottoposti. La differenza tra verità e menzogna risulta molto difficile da individuare e scivolare nell’errore è un rischio sempre dietro l’angolo. Ecco perché la verifica delle informazioni è sempre raccomandata, come anche un buon allenamento per dotarsi di un ottimo spirito critico.

Il deepfake invece non si propone di pubblicare online informazioni errate, ma video e immagini grotteschi e svilenti. Si tratta infatti di una tecnica che utilizza la sintesi di un’immagine per creare o sovrapporre video e foto così da realizzare falsi filmati pornografici, utilizzati per il revenge porn o per diffondere truffe e bufale. Il fenomeno può dunque rappresentare un grande problema, sia per il protrarsi di atteggiamenti distruttivi sia per gli ambiti che potrebbe toccare, tra cui quello politico.

Come combattere dunque il mondo del fake? Di quali armi siamo a disposizione? Una soluzione porta il nome di sentiment analysis.

 

Che cos’è la sentiment analysis

Nota anche come opinion mining, la sentiment analysis consiste nell’analisi di opinioni e sentimenti espressi da un pubblico all’interno di un testo con l’obiettivo di estrarre da quest’ultimo dei dati soggettivi, utilizzati poi dalle aziende per comprendere l’apprezzamento verso il proprio brand oppure, al contrario, per individuare reclami e lamentele.

Per avviare un’analisi di questo tipo è necessario prima di tutto classificare lo stato del prodotto, la sua qualità e la relazione con gli utenti. Inevitabile poi analizzare il testo con il quale il prodotto si propone, la sua finalità, la relazione con il consumatore e soprattutto la tipologia, ovvero se è in forma di domanda, notizia ecc… Il cuore del processo però lo troviamo nella cosiddetta Contextual Semantic Research, ovvero la ricerca del nome o del marchio principale trattato nel testo. Esso non è altro che un algoritmo preciso che consente di filtrare i messaggi tramite delle parole chiave, come ad esempio “denaro”. Il processo prende come filtro la parola stessa e i suoi sinonimi così da creare una rete di notizie e opinioni anche molto lontane tra di loro. Questo consente, ad esempio, alle aziende di separare i messaggi di reclamo da quelli promozionali oppure permette a un uomo politico di classificare i feedback sulle sue dichiarazioni da quelli che trattano puramente la sua vita personale o il suo partito. Questo procedimento riesce così a sfruttare fino in fondo le potenzialità dei dati e delle informazioni contenute sul web che ormai giocano un ruolo fondamentale nel mondo delle grandi e piccole imprese.

 

Una lotta verso la sicurezza

Secondo il rapporto Clusit del 2021, che fornisce una panoramica sugli eventi di cyber-crime più significativi del 2020

nell’anno della pandemia si registra il record negativo degli attacchi informatici. A livello globale sono stati infatti 1.871 gli attacchi gravi di dominio pubblico, ovvero con un impatto sistemico in ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica.

La minaccia del futuro, dunque, sarà rappresentata proprio da questi eventi in esponenziale aumento. In Italia è stato istituito il CSIRT, Computer Security Incident Response Team, una squadra che si dovrà occupare in maniera specifica di cyber difesa e di tutte le informazioni che riceverà dagli Ose, ovvero gli Operatori dei Servizi Essenziali, e dai Fornitori di Servizi Digitali. Il flusso di dati sarà così costantemente monitorato. La gestione operativa del dominio cibernetico sarà invece affidata a un altro organo, il COR (Comando per le Operazioni in Rete), che dovrà filtrare e distribuire velocemente le informazioni prodotte dai sistemi di comando e controllo.

 

Il traguardo è lontano

Nonostante questi programmi rappresentino dei grandi passi in avanti verso una maggiore tutela contro le fake e deep news, il traguardo è ancora molto lontano. Il mondo del fake è infatti imprevedibile per definizione e proprio per questo può risultare molto sfuggente. In Italia, ad esempio, si stanno diffondendo le cosiddette deep fake real time ovvero intercettazioni in tempo reale del volto che consentono di modificarlo oppure di cambiarlo. La sentiment analysis rappresenta un ottimo strumento nella lotta alle false informazioni, ma non potrà restarlo per sempre. Procedere verso una direzione di maggiore consapevolezza e spirito critico è dunque essenziale per forgiare un’educazione digitale completa e cosciente.

 

 

A cura di

Alice Corio

 


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