Solitudine da digitale: Too many friends?

Nessuno fa mistero dei pericoli ai quali si può incorrere attraverso il cattivo utilizzo di internet, anzi. Si è perennemente redarguiti sul rischio di truffe online et similia. Non spesso, però, si viene messi in guardia dal rischio di isolamento e solitudine che può scaturire dall’abuso dei social network. Sembra quasi un paradosso che piattaforme generate ad hoc per creare contatti e legami tra le persone possano, in realtà, dividere. Eppure…

I giovani e il web

Secondo il rapporto annuale dell’ISTAT del 2018, nel 2016 il 69% della popolazione italiana compresa tra i 16 e i 74 anni naviga regolarmente in rete. Seppur collocati in basso rispetto alla media europea, si tratta comunque di un risultato consistente. E, neanche a dirlo, ovviamente man mano che l’anno di nascita si avvicina a periodi più recenti, si ha un aumento dell’utilizzo.

Il 90,3% dei nati tra il 1996 e il 2006, la “generazione della rete”, ha inoltre utilizzato Internet negli ultimi tre mesi dalla rilevazione. Di contro, l’86,1% della “generazione del millennio”, nati tra il 1981 e il 1995 e il 79,6% della “generazione di transizione”, nati tra 1966 e 1980. Ancora più bassi, poi, i valori della “generazione dell’impegno e dell’identità”, con nascite comprese fra 1946 e 1965, con il 51,9%, e della “generazione della ricostruzione” (1926-1945), con il 10,4%.

Niente che stupisca particolarmente: è noto che siano i giovani i principali fruitori della rete e, in particolar modo, dei social network. Fruizione che rischia di diventare quasi pericolosa, quando presenta una preponderanza delle relazioni online rispetto a quelle offline.

Too many friends? Solitudine da digitale in musica

Probabilmente a molti sarà già capitato di dover affrontare quella problematica per la quale non è più possibile aggiungere altri amici su social come Facebook. Questo perché si è raggiunto il tetto massimo prefissato. Ed è a questo che fa riferimento il titolo di Too Many Friends, canzone della rock band Placebo, pubblicata nel luglio del 2013 come singolo, estratto dall’album Loud Like Love.

Tanti, tantissimi amici online e pochi offline, relazioni in rete con persone a cui non si è mai effettivamente rivolta la parola, definizione di “amici” per persone che non faranno mai nulla per starsi vicino nel momento del bisogno: queste e molte altre sono le tematiche affrontate dalla canzone.

I’ve got too many friends, too many people

That I’ll never meet, I’ll never be there for

I’ll never be there for, ‘cause I’ll never be there

Gli amici su Facebook, i follower su Instagram e su Twitter non sono assolutamente indicativi dell’indice di popolarità o della quantità di relazioni che si hanno nel mondo esterno. Il fatto di averne in gran numero non significa assolutamente che si abbia a che fare con un individuo dalle molte amicizie. Ci si può sentire incredibilmente soli anche circondati dai consensi, rappresentati dai like e dai commenti.

Isolamento tecnologico e solitudine da digitale

L’inquietudine, il senso di solitudine e il dolore pervadono la vita della voce narrante. Il cantante Brian Molko però sembra abbastanza sicuro in tal senso: c’è un colpevole.

I’ve got a reason to declaim,

Applications are to blame,

for all my sorrow and my pain,

I’m feeling so alone

“Applications” è un termine utilizzato per riferirsi alle app, quindi per sineddoche per riferirsi a dispositivi tecnologici come il proprio cellulare o il proprio computer. Ovviamente, trattandosi di oggetti inanimati, uno smartphone da solo non può propriamente fare del male. Piuttosto, è il modo in cui lo si usa a causare isolamento. Ed è qui che si presenta l’altra faccia della medaglia: la dipendenza da Internet.

When what the people do all day

Is staring into a phone

Anche questo è esplicitato da Molko nella canzone: sembra quasi che l’individuo narrante, già in una condizione di profonda solitudine, non faccia altro che guardarsi attorno per poi scoprire che tutti guardano solo sul proprio cellulare. Lo scenario è quello di una totale mancanza di comunicazione.

Dipendenze

Le dipendenze legate alla tecnologica possono essere di diversi tipi: primo fra tutti, vi è l’Internet Addiction Disorder (IAD), espressione coniata nel 1995 per indicare l’uso eccessivo del computer. Ma ve ne sono altri, correlati per esempio ai social network; unjo fra tutti, il bisogno che si prova costantemente di aggiornare il proprio profilo o di controllarlo ha a che fare con la Social Network Addiction.

Si possono prendere in considerazione, ancora, altri aspetti della navigazione in rete: si può parlare quindi di Cybersexual Addiction o di Net-compulsion. La seconda ha a che fare con qualcosa di molto simile a ciò che il gioco d’azzardo fa offline: comprende infatti modalità di gioco online, aste e commercio in rete in generale.

Molteplici sono i modi per rendere la tecnologia una gabbia personale e sociale. Se non agisce con consapevolezza, secondo le norme di una buona educazione civica digitale, uno strumento nato per creare nuovi legami e per rimanere in contatto con i propri conoscenti si trasforma velocemente in una trappola.

E, a quel punto, il paradosso dell’avere tanti amici sui social e nessuno nella vita reale diventa altamente grottesco. Forse quasi deprimente.

A cura di

Antonella D’Agnano


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