Ogni persona che bazzica in forum, community e gruppi di discussione sui social, sarà incappata almeno una volta in uno scambio di insulti fra utenti. Questo fenomeno prende il nome di flaming.
Letteralmente flaming significa ‘in fiamme’, ‘ardente’’. Nel mondo di Internet, però assume un significato diverso e si riferisce all’atto di postare e inviare messaggi offensivi, in particolare su piattaforme che prevedono un confronto diretto fra cybernauti. Il flaming è anche una delle tante sfaccettature del cyberbullismo.
La psicologia dietro il flaming
Il fenomeno ha catturato l’attenzione di molti psicologi. Fra loro il flaming è noto con un altro nome, ovvero online disinhibition effect (effetto di disinibizione online).
Ciò che porta un utente ad assumere un comportamento provocatorio e disinibito online è una serie di fattori individuata dallo psicologo John Suler. Secondo l’esperto, l’anonimità che molti blog consentono agli utenti aumenta il senso di sicurezza, e questo porta a insultare pesantemente altre persone online, creando così orde di cosiddetti leoni da tastiera.
Anche l’assenza di un confronto immediato influisce sul comportamento dei flamers. Infatti, a differenza di uno scambio verbale, fra un messaggio e l’altro potrebbero passare diversi minuti o addirittura ore. Inoltre, l’essere da soli e il non doversi confrontare con una persona in carne e ossa alimenta la noncuranza dei flamers.
Vari tipi di flaming: il flame trolling
Con flame trolling si fa riferimento all’atto di postare un messaggio provocatorio in forum e gruppi con l’obiettivo di aizzare una discussione. Per questo motivo, il messaggio viene chiamato bait, ovvero in italiano esca. La finalità del flamer in questo caso è proprio di far abboccare altri utenti con frasi volgari o volutamente opinabili.
In realtà, la maggior parte dei messaggi bait sono facilmente riconoscibili perché spesso vengono scritti in lettere maiuscole, presentano molti punti esclamativi e, soprattutto, sono completamente in disaccordo con l’opinione degli utenti del gruppo in maniera eccessiva. Per esempio, un baiter in un gruppo di appassionati di prodotti Apple potrebbe esaltare un prodotto di una marca concorrente, denigrando il brand.
Inoltre, solitamente chi scrive questo tipo di messaggi tende a non rispondere ai vari feedback.
Le flame war
A volte, un acceso scambio di opinioni può diventare una vera e propria guerra a colpi di tastiera.
Oltre ai due schieramenti portatori di due idee opposte, infatti, molto spesso vengono coinvolti anche utenti che cercano di placare la situazione.
Queste guerre virtuali possono anche avere un bersaglio ben definito, come per esempio un’azienda, un brand o addirittura persone che lavorano per un determinato nome. Le motivazioni per questo accanimento possono essere le più svariate, tra cui una brutta esperienza in un negozio o la mancanza di condivisione della filosofia del brand.
Inutile specificare che le conseguenze anche economiche potrebbero essere molto gravi se i flamers non sono gestiti nella maniera più corretta. Per questo motivo, è bene che ogni azienda presti attenzione alla netiquette e alle strategie per dissolvere il più in fretta possibile il flaming. Organizzare incontri di educazione civica digitale per i proprio dipendenti potrebbe evitare spiacevoli situazioni online con potenziali clienti.
Come evitare di creare flame
Può capitare a volte che ci siano anche dei malintesi. Infatti, una delle caratteristiche del linguaggio scritto e, in particolare, di quello online, è la mancanza dei cosiddetti elementi paralinguistici. Questi, tipici invece del parlato, sono per esempio i gesti delle mani e la mimica facciale. Grazie a questi, in una conversazione dal vivo è più facile per la controparte distinguere una battuta o un commento sarcastico da un vero e proprio insulto. In uno scambio di opinioni online, invece, venendo meno la parte più fisica del messaggio, è più complicato decifrare se le intenzioni dell’altro utente siano buone o meno.
- Per questo motivo è sempre meglio specificare se si sta facendo del sarcasmo.
- Anche le emoticon che vanno a mimare le espressioni del viso possono essere utilizzate per evitare fraintendimenti.
- Come insegna la netiquette, è sempre meglio porsi in maniera gentile e dimostrarsi disponibili al dialogo.
- Se non si riesce a instaurare una conversazione civile con l’altra persona, è sempre meglio lasciar perdere. Infatti molto spesso i flamers tendono a voler imporre le loro idee senza ascoltare altre ragioni.
- Importante anche tenere a mente che per interagire con qualcuno online, valgono le stesse regole di educazione che vengono usate nella vita quotidiana. L’educazione civica digitale e la netiquette non vanno mai dimenticate.
Cosa fare in caso di flaming
Per cercare di placare un flaming, si possono seguire alcuni trucchetti.
- Dimostrarsi aperti al dialogo e riconoscere se si ha sbagliato potrebbero essere un buon punto di partenza per risolvere una discussione animata.
- Educazione civica digitale e netiquette ancora una volta sono alleati fondamentali per riuscire a prevalere sul flamer.
- Se il dialogo non è possibile, la soluzione migliore in caso di flaming online è quella di lasciar perdere.
- Se i commenti sono pesanti e volgari, è bene segnalarli. Ormai sulla maggior pare delle piattaforme digitali è possibile riportare commenti che violano le linee guida, in particolare se contengono insulti, bestemmie e/o materiale grafico.
- Il flaming può avvenire anche via posta elettronica. In questa prospettiva, non rispondere alla mail è consigliato. In caso di insulti in chat privata, si può bloccare l’altro utente in modo da evitare qualsiasi possibilità di contatto futura.
- Insulti pesanti possono avere conseguenze gravi sia sull’umore che sull’autostima di una persona. Per questo motivo, se si è vittima di flaming, distrarsi con gli amici o con un hobby potrebbe aiutare a non farsi prendere dalla rabbia del momento e ad alimentare la discussione.
Imparare a gestire situazioni di flaming grazie anche all’educazione civica digitale è una delle basi per creare un web più sicuro e più piacevole per gli tutti gli utenti. Per risolvere il problema alla radice, l’unica soluzione è educare e sensibilizzare le persone riguardo questo tipo di fenomeni. Incontri, conferenze e seminari sia per adulti che per bambini incentrati sull’educazione civica digitale potrebbero aiutare gli utenti a prendere consapevolezza delle proprie azioni. Anche perché, una volta che un contenuto è online, vi rimane per sempre. E chi vuole essere ricordato come un flamer?
A cura di
Marta Arrighetti
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