Difendersi dalla disinformazione

Informazione e disinformazione sono ormai tematiche all’ordine del giorno, se ne sente parlare in continuazione e le questioni a esse connesse sono molteplici. Viene sempre più portato al centro del dibattito il ruolo di internet. La diffusione della rete ha soltanto dei risvolti positivi oppure alcune implicazioni che derivano dal suo utilizzo possono essere considerate negative?

Come combattere la disinformazione

Purtroppo oggi la disinformazione è un problema serio al quale è sempre più difficile trovare una soluzione. La velocità con la quale si diffondono non solo le notizie autentiche, ma anche quelle false, è disarmante. Questo porta inevitabilmente gli utenti del web a trovarsi sommersi in un mare di notizie nel quale districarsi. Ma in quale modo è possibile combattere la disinformazione e soprattutto assicurarsi che le notizie siano vere e verificabili? Ovviamente per fare questo è necessario diffondere una maggior consapevolezza tra coloro che usano internet, fornire gli strumenti adeguati per utilizzare le nuove tecnologie nel modo meno dannoso possibile, attraverso un’educazione civica digitale che responsabilizzi le persone.

Cos’è la disinformazione?

Coloro che si occupano di scienze della comunicazione hanno definito in modo chiaro e preciso il fenomeno della disinformazione. Secondo questa disciplina si ha disinformazione quando le informazioni che il soggetto percepisce possono non corrispondere all’intenzione originaria con cui queste sono state diffuse. Il risultato è che le opinioni del singolo o dell’intera collettività riguardo un determinato argomento vengono confuse o modificate.

Non è possibile però contrassegnare sin dal principio la disinformazione come un fenomeno creato in modo intenzionale, con il fine di danneggiare qualcuno o qualcosa. Questo fenomeno può infatti derivare sia dall’incomprensione da parte di coloro che ricevono il messaggio, che dalla volontaria distorsione dell’emittente. Diversamente dalla propaganda – che fa leva sull’emotività e sull’impulsività delle persone – la disinformazione cerca di mischiare insieme verità e bugie. In questo modo fa apparire un determinato contenuto come potenzialmente vero.

Influenzare l’opinione pubblica

La disinformazione però, nell’ottica di un’educazione civica digitale, non può essere solo considerata come qualcosa di casuale. Negli ultimi anni questa è infatti diventata uno strumento utilizzato da alcuni siti per modificare l’opinione pubblica: alcuni ipotizzano addirittura degli attacchi mirati, volti proprio a cambiare la percezione che i cittadini hanno di determinate questioni, soprattutto inerenti alla politica. Ovviamente non è possibile dire con certezza quale sia l’effettivo potere che la disinformazione ha nel dirottare o meno l’idea politica di un utente, in quanto non è possibile sapere esattamente quali sono le notizie con le quali entra in contatto e che quindi contribuiscono alla formazione della sua idea.

È invece possibile sottolineare – grazie a un’indagine recente dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che ha fornito un report sull’informazione e sulle piattaforme digitali – come il numero di informazioni che viaggia sul web sia continuamente in crescita, un dato che è inversamente proporzionale alla loro qualità.

YouTube e la disinformazione sui vaccini

Oltre a tematiche come la politica, la disinformazione finisce per modificare il modo di pensare dell’opinione pubblica anche riguardo altre questioni. Tra queste, per esempio, quella dei vaccini. Negli ultimi anni, un importante studio riguardo la tematica è stato pubblicato sulla rivista scientifica «Human Vaccines & Immunotherapeutics», con il titolo Misinformation on Vaccination: a Qualitative Analysis of Youtube Videos.

In questa ricerca, condotta da Luigi Lopalco, direttore del Centro interdipartimentale ProSit, e da Annalaura Carducci, direttore dell’Osservatorio della comunicazione sanitaria, si evidenzia come le informazioni alle quali gli utenti attingono con i video su Youtube riguardo il tema dei vaccini siano totalmente incontrollate e prive di una fonte verificabile. Infatti nei 560 video analizzati dai ricercatori si può notare da una parte la totale assenza dell’informazione istituzionale, e dall’altra il proliferare di questi materiali mediatici tra il 2007 e il 2017, con un preoccupante picco nella prima metà del 2017.

Spiega infatti uno dei responsabili del progetto, il Dottor Lopalco:

A partire dal 2012 si è assistito in Italia a un calo della fiducia nelle vaccinazioni che si è tradotto in una pericolosa diminuzione dei livelli di copertura vaccinale da questo punto di vista, la disinformazione diffusa ad arte su Internet sembra essere un fattore determinante considerato che moltissime persone usano il web come fonte di informazione e che nel 2016, per esempio, il 42,8% dei cittadini italiani ha utilizzato internet per informarsi sui vaccini.

Possibili soluzioni alla disinformazione

La disinformazione è quindi un problema che diventa sempre più serio e che per questo motivo necessita di soluzioni che possano in qualche modo arginarlo. Nel 2018 l’Unione Europea si è mossa in questa direzione proponendo un codice pratico contro la disinformazione, che ha trovato l’adesione di tutte le principali aziende che si occupano di internet e della diffusione di contenuti online. Queste si sono impegnate infatti nella pubblicazione mensile di un report sulle azioni intraprese per limitare i danni della disinformazione. Bisogna però notare che, almeno inizialmente, i risultati non sono stati quelli sperati.

Anche i singoli Stati, oltre alle grandi multinazionali del web, si muovono in questa direzione. Per esempio l’Italia ha demandato la lotta alla disinformazione all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha redatto un regolamento apposito con lo scopo di controllare i contenuti online. Inoltre l’AGCOM, per favorire questo processo, ha ratificato una convenzione volta a controllare sia i contenuti che il comportamento degli utenti. Nonostante questo, i dati raccolti in Italia dalla stessa AGCOM sulla disinformazione e sulle false notizie rimangono preoccupanti e rendono sempre più necessaria un’educazione civica digitale per coloro che utilizzano il web.

 

A cura di

Chiara Basile


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