I social: la dannazione della perfezione

Sei perfetto. Sei migliore. Sei felice?

Così recita, tagliente e perentoria, la quarta di copertina del libro [Im]perfetti di Luigi Ballerini, medico e psicoanalista al servizio dei giovani e delle loro problematiche. Dedito anche alla scrittura, Ballerini ha pubblicato numerosi romanzi per ragazzi, utilissimi strumenti di educazione civica digitale, tra cui anche Io sono Zero (ve ne abbiamo parlato qui).

Il romanzo: [Im]perfetti di Luigi Ballerini

Nel romanzo [Im]perfetti l’autore dà vita a un distorto illuminismo 2.0 – portato alle sue estreme conseguenze – che ha conferito alla Scienza potere assoluto e indelebile:

Il progresso aveva fatto piazza pulita della superstizione e l’unico fattore che avrebbe salvato l’uomo da se stesso era la Scienza.

In un tale universo la specie umana è divisa in due. Da una parte i Perfetti, individui intelligenti, smaglianti, sempre senza macchia e che detengono le redini del Sistema; dall’altra gli Imperfetti, gli scarti, coloro che portano una falla nel loro sistema genetico a causa della quale sono costretti a un’esistenza umile e marginale. Nel Sistema anche tra i migliori esiste una gerarchia di merito e ogni anno viene organizzato un talent show che scalza la grammatica e decreta l’individuo più perfetto. A partecipare soltanto i giovani Eccelsi: tra questi il sorridente Adon P, la bella Eira P e l’intraprendente e sensibile Matt P.
Chi si rivelerà più perfetto? Ma soprattutto, cos’è veramente la perfezione?

La perfezione ai tempi dei social

Ballerini in questo romanzo affronta un tema cruciale per una contemporaneità tesa a una sempre meno reale perfezione. È in un articolo de «La Repubblica» del 21 settembre 2018 che Instagram viene battezzato come: «Il social della Perfezione». Nella vita di tutti i giorni, chi è spinto verso quella nebulosa detta perfezione incontra inevitabilmente ostacoli, imprevisti e frustrazioni. Diversamente accade nella vita virtuale, dove vige la possibilità, in particolare sui social network, di annullare l’imprevedibilità e di avere il pieno controllo sulla propria immagine, costruirla su misura di un’idealità spesso perfetta.

Sui social network pare non esserci posto per il male, per il fallimento, per l’imperfezione. È il falso mondo delle sole buone notizie che ci vuole disabituati a fare i conti con le falle e con gli errori. Questo alimenta:

L’esigenza, per la mente umana, sempre allettante, di chiudersi in comunità protettive, in piccoli e asfissianti “noi” digitali, ciascuno organizzato secondo standard propri di perfezione a cui conformarsi, siano essi nel look, degli idiomi, nei gusti o nei comportamenti.

Nel libro-bibbia di educazione civica digitale La conversazione necessaria, l’autrice Sherry Turkle riporta l’esemplare testimonianza di uno studente universitario dalla carriera impeccabile ma privo del coraggio necessario per affrontare il professore a colloquio, preferendo così solo una protetta conversazione via mail. Il ragazzo era terrorizzato dal rischio di dire qualcosa di poco corretto di fronte all’autorità del professore, di non mostrarsi perfetto e quindi tradire la parabola sempre crescente dei suoi voti. La conversazione via mail rappresentava per quello studente un porto sicuro. Un modo di neutralizzare il rischio e di metterlo al riparo dagli sgambetti della vita reale e di una conversazione a quattr’occhi.

Gli effetti negativi: Twitter, Facebook, Snapchat, YouTube e Instagram

A confermare che i social network possono causare anche effetti negativi sugli utenti sono i dati. Ne è testimonianza il sondaggio del 2017 condotto dalla Royal Society for Publich Health, un ente indipendente che opera per garantire e fornire a tutti un’educazione sanitaria, l’opportunità di ottimizzare la propria salute e il proprio benessere e un’adeguata educazione civica digitale. Il sondaggio raccoglie le interviste di 1500 giovani del Regno Unito in un’età compresa tra i quattordici e i quindici anni. Questi sono stati chiamati a riflettere sull’influenza che i cinque colossi social media (Twitter, Facebook, Snapchat, YouTube e Instagram) hanno sulla loro vita. Dai dati raccolti, Instagram è stato percepito come il social media che provoca maggiori effetti negativi sulla quotidianità. Questo causerebbe insicurezze, ansia, frustrazioni e disistima in molti utenti che non si sentono all’altezza dei modelli e degli stili di vita che hanno maggiore successo sulla  piattaforma.

Da Musical.ly a Tik Tok

In questo scenario non mancano gli esempi di situazioni estreme, come il poco chiacchierato social network Musical.ly, ora chiamato TikTok dopo essere stato associato all’app per iOS, frequentato per un periodo da bambini e preadolescenti. Musical.ly è stata una piattaforma dove condividere video in cui gli utenti ballavano e cantavano. Il social, nella sua prima funzionalità, non è di certo malevole. Anzi, con il presupposto di una buona educazione civica digitale la piattaforma può essere un incentivo alla creatività personale, che spesso non trova posto negli spazi più scolastici. Il risvolto negativo arriva a posteriori: nel momento in cui la maggioranza dei video, una volta girati, vengono spesso modificati, rimaneggiati attraverso l’uso di diversi filtri che hanno come unico fine l’apparire perfetti, per ottenere sempre più likes e approvazione.

Rieducare all’imperfezione

Avere oggi la pretesa di sconfiggere la seducente attrattiva dei social media rischia di essere anacronistico e in fondo chimerico, ma si schiude invece la possibilità di diffondere un’educazione civica digitale e la consapevolezza che anche i social media hanno le loro insidie. Urgenza controcorrente è quella di rieducare all’imperfezione, lavorare verso l’accoglienza della falla, dell’inciampo; re-imparare a mostrare al mondo le ginocchia sbucciate. E se è vero che siamo alimentati dalle sfide, oggi forse è diventato fin troppo facile puntare alla perfezione e mostrarsi tali. Diventa scommessa ben più ardua quella di proclamare ad alta voce la propria fallibilità e rivendicare l’anomalia. È così che in [Im]perfetti, Adon P si innamora di Eira P e stringe un’importante amicizia con Maat P, amando le loro vulnerabilità:

Se quei due cominciavano a piacergli era proprio per le esitazioni, per le incertezze, per i momenti in cui avevano lasciato intravedere qualcos’altro in loro. Per le crepe nelle loro corazze.

 

A cura di

Camilla Longo Giordani


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