Il revenge porn è crimine

Quando si parla di educazione civica digitale, si tratta di tutto un insieme di pratiche, comportamenti e modi di utilizzo del web. Si parla anche di crimini, e in questo contesto si inserisce il revenge porn.

Revenge porn: definizione

Revenge porn’ (letteralmente vendetta-porno) è un termine che indica l’uso improprio di immagini, filmati, registrazioni, e qualsiasi altro tipo di materiale multimediale o visivo, senza il consenso della persona che ne è il soggetto.
È un vero e proprio crimine, che negli ultimi decenni, a seguito del boom tecnologico, è sempre più all’ordine del giorno, tanto che il termine stesso ‘revenge porn’ è ormai d’uso comune.

Come funziona?

Spesso si sente parlare di simili scandali legati a nomi di celebrità (famosi i casi riguardanti Bella Thorne e Jennifer Lawrence). Fotografie e video personali vengono leakati (‘to leak’: trapelare, fuoriuscire) e postati sul web senza l’autorizzazione da parte dei legittimi proprietari. Va però ricordato che incidenti simili possono succedere a chiunque, non soltanto ai grandi nomi. Non si tratta di scandali lontani dalla nostra realtà, ma anzi di episodi piuttosto comuni nella vita di tutti i giorni.

In un modo o nell’altro, per motivazioni solitamente legate alla vendetta, una persona in possesso di immagini estremamente personali, decide di ferire chi ne è il soggetto rendendo di pubblico dominio ciò che è nato per rimanere privato.

La maggior parte delle vittime di revenge porn sono donne. Spesso sono gli ex-fidanzati a divulgare questi materiali,  altre volte possono essere gli amici, anche per scherzo, non rendendosi conto della gravità del loro gesto. Proprio per questo va compreso a fondo cos’è davvero il fenomeno del revenge porn e come l’educazione civica digitale può arginarlo.

Il crimine di revenge porn

Il  revenge porn è già da tempo riconosciuto come un crimine perseguibile per legge in alcuni Stati europei, nonché americani. Mancava ancora l’Italia all’appello, ma finalmente è stato definito anche nel nostro Paese per quello che è.

Il disegno di legge è stato approvato lo scorso 3 aprile dalla Camera dei deputati, e il 17 luglio il Senato ha approvato l’Articolo 162-ter inserendolo nel Codice Penale Italiano. La legge è una conquista importante, che non si poteva più rimandare in un presente come il nostro, in cui reati come questi sono sempre più frequenti.

L’articolo Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn) indica chiaramente che chiunque diffonda immagini o video con contenuti esplicitamente sessuali, senza il consenso del soggetto ripreso, commette un crimine e rischia da uno a sei anni di reclusione e una multa dai 5.000 euro ai 15.000 euro. Inoltre, l’articolo 162-ter, precisa che sono punibili allo stesso modo anche i soggetti complici di questo reato, che quindi contribuiscono alla diffusione del materiale inviandolo ad altri o postandolo senza il consenso del proprietario.

Il futuro del revenge porn in Italia

C’è ancora molto da fare. A maggior ragione in Italia, dove manca una vera e propria educazione civica digitale. Molti non conoscono il significato del termine ‘revenge porn‘, e non sono a conoscenza delle conseguenze a cui può portare come reato. Ci si sente anzi, spesso giustificati ad agire senza responsabilità sul web, con l’idea di essere intoccabili.

Occorre partire dalla base, dalla scuola, per insegnare davvero cos’è l’educazione civica digitale e perché bisogna attenercisi. Bisogna parlane chiaramente, spiegare ai più giovani, che ormai possiedono uno smartphone già a partire dai dieci anni, che divulgare materiale privato di altri non è moralmente corretto, ma soprattutto, è un crimine punibile.

Occorre inoltre insegnare loro come utilizzare responsabilmente la tecnologia e Internet. Anche nella realtà virtuale ogni click, ogni azione, ha una conseguenza. Tutto questo va spiegato, illustrato, va creata una vera e propria cultura dell’Internet. Questo per sensibilizzare e far comprendere che un computer e uno smartphone non sono dei portali magici verso un mondo in cui si è liberi di agire come si vuole, ma delle realtà che rispondono a regole e leggi precise.

Inoltre, bisognerebbe sempre ricordare che una vittima di revenge porn può portarne addosso i segni per sempre. Si tratta di un vero e proprio abuso, una violenza psicologica. Come tale, può portare a conseguenze estremamente serie, se non irreparabili.

Partire dalla base, dall’educazione civica digitale, è il primo, fondamentale passo, ma non è l’unico. La strada da fare è ancora tanta, soprattutto per la scarsa responsabilizzazione nell’uso della tecnologia e del digitale. Bisogna parlarne, trattare l’argomento, scriverne, e non lasciare che l’ignoranza prenda il sopravvento.

A cura di

Susanna Olmi