Come sopravvivere alla sessualizzazione dei social media?

È comune notare, scorrendo le bacheche dei vari social network, come i selfie e le immagini provocanti siano diventati protagonisti di molti profili. Celebrità, influencer, volti noti ma anche sconosciuti, soprattutto femminili.

Tutto ciò sembra la conseguenza di un processo di sessualizzazione che interessa la donna già da qualche decennio sui cosiddetti vecchi media – TV, manifesti e annunci pubblicitari, giornali e riviste – e che si sta espandendo sul web.

Cosa si intende per sessualizzazione?

Per processo di sessualizzazione si intende la graduale ­imposizione della sessualità a una persona con l’obiettivo di determinarne il valore sulla base dell’attrattività fisica.

Questo concetto presenta conseguenze negative, fra cui

  • la marginalizzazione
  • l’oggettivizzazione
  • la discriminazione della persona

Questa infatti viene vista in ottica esclusivamente sessualizzante.

Sessualizzazione: una tendenza solo maschile?

Mentre in passato erano soprattutto gli uomini a vedere e rappresentare le donne secondo canoni sessualizzanti, oggi non é così. È sempre più frequente che le stesse donne mettano in atto comportamenti e pratiche tendenti alla sessualizzazione.

Quali sono le ragioni della sessualizzazione dei media?

Ma qual è la motivazione di questo atteggiamento?
Secondo quanto riportato da Cristina Zogmaister, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, all’interno della presentazione finale del progetto PRIN dal titolo «Dai media alle molestie sessuali: quando la donna diventa oggetto», le donne tendono a sessualizzare se stesse in ambito professionale per trarre vantaggi economici e a seguito di pressioni esplicite. Nella vita quotidiana invece, e in particolare sui social, per sentirsi più attraenti, per mantenere una relazione, per il piacere di sentirsi seducenti e più sicure di sé e per adeguarsi alle pressioni sociali e al modello di donna veicolato dai media.

Le conseguenze del fenomeno

Una conseguenza preoccupante di questo fenomeno è lo sviluppo di un’errata percezione del proprio corpo e dell’immagine ideale di sé. Secondo quanto evidenziato da un’indagine condotta dai ricercatori della Oregon State University su un campione di 58 ragazze fra i 13 e i 25 anni sul tema della percezione corporea conseguente all’esposizione a immagini sempre più sessualizzate, infatti:

«La pressione sociale sulle ragazze di ritrarre se stesse come sexy è molto forte, ma la condivisione online delle foto osé può avere conseguenze più negative che positive.  Se da una parte le giovani donne sanno che così conquisteranno l’attenzione dei maschi, dall’altra rischiano l’emarginazione o le critiche delle altre donne, con effetti deleteri sull’autostima»

Sembra quindi che la condivisione di foto provocanti sui social network possa aiutare le ragazze a sentirsi più belle e desiderabili, ma che allo stesso tempo crei loro problemi nelle relazioni interpersonali, soprattutto con le altre donne, oltre a distorcere la percezione di sé.

Un ulteriore comportamento che minaccia l’immagine che le ragazze hanno della propria fisicità è la tendenza a esaminare i profili delle celebrità. Non considerando, per altro, la possibilità che queste persone possano ritoccare le proprie foto con programmi appositi.

Nei casi in cui esista già una forte insicurezza di base nei confronti del proprio aspetto fisico, e in particolare della propria corporeità, c’è la possibilità di insorgenza di problematiche più grandi. Questo soprattutto nell’eventualità in cui le ragazze si dimostrino disposte a emulare ideali di bellezza non sani. Un esempio lampante è rappresentato dal tight gap, quel fenomeno social che vedeva le giovani donne postare fotografie delle proprie gambe per dimostrare di avere cosce così magre da non toccarsi.

Come combatteregli effetti negativi della sessualizzazione del web

Per combattere l’insorgenza di disturbi e problematiche derivanti dall’eccessiva sessualizzazione dei social network è necessario sforzarsi di “disintossicarsi” dal web e cercare di ripristinare contatti umani più veri e profondi. La carenza di sentimenti come empatia, compassione e benevolenza, che vengono potenziati con il contatto umano e che, a causa dell’eccessivo utilizzo dei social, si affievoliscono, è infatti da considerarsi responsabile dell’impoverimento delle relazioni in generale. Così anche del peggioramento delle attitudini nei confronti di se stessi e del calo dell’intelligenza emotiva. Dei percorsi di educazione civica digitale sono necessari in questo senso, e potrebbero essere di grande aiuto.

 

A cura di

Martina Torrini


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