Ocasio-Cortez e Zuckerberg: molto più di una battaglia retorica

Solo in pochi possono affermare di non aver visto il video, diffusissimo in Rete, che ritrae la giovanissima deputata del Partito Democratico americano Alexandria Ocasio-Cortez asfaltare Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. Una lucida analisi del dibattito però potrebbe non essere così semplice.

Il 23 ottobre Zuckerberg è comparso davanti alla Commissione servizi finanziari della Camera del Congresso statunitense per discutere del progetto Libra, la criptovaluta di Facebook. La deputata ne ha approfittato per interrogare il fondatore del social riguardo lo scandalo Cambridge Analytica e riguardo la diffusione delle fake news, dando il via a una battaglia di oratoria avente come motivo di scontro l’educazione civica digitale.

Chi è Alexandria Ocasio-Cortez

Leader emergente del Partito Democratico statunitense, Alexandria Ocasio-Cortez, trentenne di origini portoricane, rappresenta oggi il volto della politica progressista statunitense. La più giovane donna mai eletta al Congresso ha idee diametralmente opposte a quelle dell’attuale presidenza americana.

La Ocasio-Cortez si presenta infatti come portavoce delle minoranze, lotta contro le politiche anti immigratorie e porta avanti un programma politico fortemente rinnovatore che comprende, tra gli altri punti, quello dell’assistenza sanitaria pubblica e gratuita.

La sua volontà di mostrarsi come la paladina dei più deboli non è venuta meno neppure lo scorso 23 ottobre nel botta e risposta con Zuckerberg, durante il quale si è scagliata contro il multimiliardario tempestandolo di domande, spesso senza lasciargli il tempo di rispondere, nella speranza di metterlo alle strette.

Cos’è Cambridge Analytica

Perché riportare alla luce il caso di Cambridge Analytica? La domanda è lecita. Per rispondere bisogna ricordare lo scandalo che ha avvolto la società britannica di consulenza e marketing, colpevole di aver ottenuto illegalmente i dati personali di 50 milioni di utenti Facebook, violando le regole del social. Tuttavia un’inchiesta pubblicata nel 2018 dal «The Guardian» e dal «New York Times» ha accusato Facebook di essere un complice piuttosto che la vittima di tale scandalo, avendo reso possibile la raccolta dei dati (pur non avendovi partecipato in personalmente).

Le domande della Ocasio-Cortez al fondatore del social parrebbero dunque giustificate, e un nuovo interrogativo sorge spontaneo: perché riesumare la vicenda proprio adesso?

Nel 2016 l’attuale presidente statunitense Donald Trump affidò proprio alla società Cambridge Analytica il compito di gestire la raccolta dati necessaria alla sua campagna elettorale. Campagna che, è bene ricordarlo, si è basata sulla diffusione sistematica di fake news, allo scopo di screditare l’avversario e di puntare alla “pancia” dei cittadini. Un esempio è la notizia in cui si accusava Hillary Clinton di avere venduto armi all’ISIS. Non è certo un caso che nel 2016 l’Oxford Dictionary abbia eletto il termine post-verità a parola dell’anno e che l’educazione civica digitale abbia tra i suoi capisaldi proprio la lotta alle fake news.

Oggi, a solo un anno dalle elezioni presidenziali del 2020, la giovane deputata democratica teme il rischio che tali avvenimenti possano ripetersi. Così definisce infatti lo scandalo:

Questo è stato il più grande scandalo sui dati per quanto riguarda la sua compagnia e ha avuto un impatto catastrofico sulle elezioni del 2016.

La portata delle fake news

L’esito della campagna elettorale del 2016, così come quello dello stesso anno del referendum sulla Brexit, mostrano l’enorme potenza delle fake news. Testimoniano come, al giorno d’oggi, non conti più la veridicità di un fatto, quanto piuttosto la sua capacità di suscitare scalpore, di racimolare likes.

Infatti più una notizia fa scandalo, più likes riceve, più circolerà. Proprio l’enorme velocità di diffusione è una delle caratteristiche fondamentali delle fake news, nonché una delle cause che rendono difficile arginarne la portata devastante, nonostante tutti i progetti di educazione civica digitale promossi in tal senso.

Dove ha sbagliato la Ocasio-Cortez?

Pur comprendendo le motivazioni dietro l’intervento della Ocasio-Cortez, che testimonia una sempre maggior sensibilità internazionale verso l’educazione civica digitale, non si possono non notare almeno due errori nel suo comportamento.

Il primo riguarda la retorica. La deputata punta infatti sull’oratoria, tempestando Zuckerberg di domande molto specifiche e lasciandogli poco tempo per rispondere, con un tono spesso aggressivo, dando così l’impressione di metterlo alle strette. In realtà la deputata ha rischiato di apparire arrogante, oltretutto riguardo un argomento del quale non ha una conoscenza approfondita.

Ad alcuni infatti non è sfuggito che spesso il silenzio di Zuckerberg sembrasse motivato, più che dalla timidezza e dalla minore abilità oratoria, dall’incompetenza della Cortez riguardo il social e le fake news.

Inoltre alla deputata si può rimproverare la richiesta di concedere ai moderatori di Facebook il potere di rimuovere le fake news postate dai politici. Nel timore che le circostanze che hanno caratterizzato la campagna elettorale di Trump possano ripetersi, infatti, la Ocasio-Cortez sembra non vedere il rischio nel permettere a Facebook di diventare una sorta di tribunale della verità.

Cosa sta facendo Facebook?

Pur rifiutandosi di rimuovere le fake news, il social network prenderà delle misure per diminuirne la portata e limitare così la disinformazione. Facebook ha annunciato infatti che, proprio in vista della campagna elettorale del 2020, verranno presi provvedimenti per aumentare la trasparenza delle informazioni.

Le notizie verranno infatti verificate da fact checkers, e sullo schermo di ogni utente verrà segnalato se un dato post contiene fake news. In questo modo non solo si garantirà la libertà di parola sui social media, ma si tuteleranno anche gli utenti, guidandoli verso una valutazione più consapevole delle informazioni con cui vengono in contatto. Si tratta senza dubbio di uno sforzo nella direzione dell’educazione civica digitale degli users, compiuto dal social network stesso.

 

A cura di

Ilaria Aceto


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