Troll

In tutti i contesti di discussione in rete, siano i social network, i blog o i form di commento di qualsiasi sito web, è comune incappare in utenti particolarmente molesti, ormai familiarmente come troll.

Cos’è un troll?

Nel gergo di Internet, si chiamano troll quelle persone che partecipano a discussioni in rete con il solo scopo di infastidire o attaccare, con argomenti molesti, violenti o anche fuori luogo, senza senso quando non del tutto errati. L’intento è quello di creare disturbo alla conversazione e irritare chi vi prende parte, fomentando lo scontro.

Il termine “troll” rimanda da un lato alle omonime creature fantastiche e inquietanti di forma umanoide nate all’interno della mitologia norrena. Il significato in ambito digitale però appare rifarsi piuttosto al verbo “to troll“, vale a dire “muovere un’esca in modo tale che il pesce abbocchi”. Il primo uso del termine come lo conosciamo oggi, però, si riscontra nella frase “trolling for newbies” (newbies significa “novellino”). Un’espressione con cui negli anni Novanta gli utenti del gruppo Alt.folklore.urban, su Usernet (una rete di server nata negli anni Ottanta) prendevano in giro i nuovi arrivati: solo uno di loro, infatti, poteva perdere tempo a rispondere su argomenti già lungamente dibattuti. Se però inizialmente “troll” erano anche gli utenti disinformati”, oggi si parla di troll anche in caso di soggetti che agiscono deliberatamente, e si muovono nell’ambito della provocazione, non più dell’ironia.

Come agisce un troll?

Le azioni di disturbo di un troll, sui social e i forum, possono essere di tipo diverso. Ci sono troll:

  • A tempo perso, che trascorrono poco tempo in rete e hanno un comportamento altalenante tra commenti coerenti e rispettosi e trolling.
  • Che pianificano la propria azione di disturbo e la mettono in atto con diversa frequenza e per periodi di tempo più o meno lunghi. Questo tipo di troll, detti tattici, tendono a instaurare con gli altri componenti del gruppo un rapporto di fiducia e collaborazione, prima di dare inizio al trolling, spiazzando gli altri utenti quando il loro atteggiamento cambia: anche questo modo di agire è però stato pianificato precedentemente. Possono essere solitari oppure agire insieme ad altre persone, creando gruppi di troll sistematici. In alcuni casi, la fiducia di cui i troll vengono investiti prima di rivelarsi per tali può arrivare a farli diventare moderatori di un gruppo, ruolo dal quale possono esercitare il trolling o eliminare dal gruppo gli elementi pacati – l’obiettivo di tutti gli atti di trolling – sapendo di restare impuniti.

Sono trolling i messaggi sgarbati o senza senso, ma anche quelli mirati a fare disinformazione o critica senza argomenti. Il troll, infine, usa spesso denigrare l’altro personalmente o le sue tesi, spesso portandone avanti di contrapposte con argomentazioni insensate, false, vaghe o pretestuose, con l’obiettivo di generare flame. Perché il suo disturbo si amplifichi, può dare avvio a un cross trolling, postando in diversi gruppi contemporaneamente lo stesso messaggio.

Come riconoscere un troll?

Per attuare le modalità descritte sopra un troll si inserisce spesso in una discussione giù avviata e molto partecipata. Più sono le persone con cui entra in contatto, infatti, più è probabile che tra loro ci siano persone di diverso carattere, tra cui alcuni pronti a rispondere alle sue provocazioni abbassandosi al suo tono, fino a diventare alleati inconsapevoli e finendo con l’avvelenare la discussione nel suo complesso.

I troll sono molto spesso nascosti da nickname o da profili falsi (spesso ricchi di contenuti atti a generare ulteriore trolling). I loro interventi non c’entrano nulla con la discussione: tendono a insultare – di solito personalmente – le persone con cui parlano, con l’obiettivo di sviare la discussione fino a renderla impossibile.

Le ragioni del trolling

I motivi che spingono un troll a comportarsi in quel modo sono diversi.

  • Secondo alcuni si tratterebbe dell’emersione di un atteggiamento sadico, un tratto della personalità che – sostengono gli esperti – spesso si manifesta anche fuori dalla rete. Spesso a muoverli è quindi la gratificazione personale derivata dal nervosismo altrui. Altre volte l’obiettivo dei troll è rivalersi sugli altri, su persone verso cui provano astio o invidia: possono farlo facendoli arrabbiare e quindi reagire in modo irrispettoso, mettendoli in cattiva luce o screditandone le tesi.
  • All’opposto, alcuni troll posso sottovalutare le conseguenze delle proprie azioni, considerando il trolling soltanto uno scherzo, benchè possa rovinare il lavoro di terzi o minarne concretamente l’equilibrio psicologico.

All’origine dell’azione di un troll si possono poi riconoscere due spinte: la richiesta d’attenzione e la noia. I troll possono sentirsi senza stimoli fuori dalla rete o avere difficoltà a intessere relazioni sociali sane. In questo, la rete garantisce quell’immediatezza che manca nella vita reale. Così, la fragilità che il troll nasconde si trasforma in sensazione di potenza quando qualcuno cede alla provocazione, perché risponde allo stesso stimolo, l’ego, che nutre il suo bisogno di difendersi.

Come gestire il trolling?

  • Il primo modo per reagire si riassume nel consiglio noto a molti “non alimentare il troll”. Un troll non ammette il suo errore, non si ricrede e non confessa la sua intenzionalità.
  • Anziché tentare di reagire argomentando, è bene ignorarlo. Bloccarlo, inserirlo in una “ignore list”, non risponde alla sua esigenza di considerazione, che lo renderebbe felice.
  • Si può, invece, parlare con qualcun altro: servirà a rendersi conto dell’inutilità di una risposta piccata.

In questo senso un troll può offrire un’occasione di autoanalisi, per capire per quale motivo un attacco ci offende o ferisce, ma anche per interrogarci su quale valore ha per noi la persona che ce lo sta muovendo. Per gestirne le conseguenze emotive, poi, è bene richiamare alla mente l’affermazione di Altucher: indipendentemente da chi siamo e come ci rapportiamo con gli altri, il 30% delle persone che incontriamo proverà sentimenti negativi verso di noi (la stessa percentuale di persone ne proverà di positivi, e altrettante ci ignoreranno). I troll non sono motivati dal nostro agire, non ne abbiamo colpa né dobbiamo considerarci perseguitati. Si tratta di un margine “fisiologico” cui è possibile dare un peso, se non nullo, relativo.


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