Vedere per credere: fake news e fotografia

L’essere esposti alle notizie 24 ore su 24 ci sta facendo perdere completamente i punti fermi e la visione oggettiva della realtà. Ciò che per i nostri genitori era verità assoluta, letta sui giornali o vista in tv, per noi è diventato un processo complicato, un destreggiarsi tra notizie vere e fake news, le notizie false del web.

Cosa sono le fake news

Le fake news sono informazioni inventate, ingannevoli o distorte, divulgate con il deliberato intento di disinformare attraverso i mezzi di informazione cartacei, televisivi e online. Con l’avvento di Internet, soprattutto con la diffusione dell’utilizzo dei Social Media, è aumentata esponenzialmente la diffusione di fake news a livello mondiale.

Un rapporto del 2018 dell’Oxford Internet Institute, un laboratorio di ricerca associato all’Università di Oxford, ha trovato campagne organizzate di disinformazione sui social media in ben 48 paesi. Nel 2017 erano solo 28 e questo ha dimostrato come il fenomeno sia in costante crescita. Gli sforzi delle piattaforme Social per limitare il fenomeno non riescono a far fronte alla sua reale portata.

Facebook, Instagram e Twitter cercano di cancellare profili fake, i così detti troll, seguendo le indicazioni degli utenti, ma il mondo delle fake news è molto articolato e la generazione di notizie false non ha sempre un’organizzazione vera e propria alle spalle.

Social Media e fake news

Con lo smodato utilizzo dei Social, il concetto di informazione è cambiato completamente. Un titolo, oggi, vale molto più di una testata e dell’articolo stesso: spesso il lettore medio si ferma proprio alla lettura del solo titolo. Un contenuto falso pubblicato da una fonte anonima ha spesso la stessa visibilità e valenza di un contenuto vero, nel momento in cui diventa virale.

Di questi tempi non si bada più alla fonte della news, che spesso è una società che fa business sulle informazioni false, grazie a bot e campagne a pagamento. Per esempio, un tweet che viene retwittato migliaia di volte da account bot (cioè automaticamente), diventa virale in pochissimo tempo ed entra nelle tendenze di quel Paese, amplificando ulteriormente la portata di quel messaggio.
Su Facebook il processo è molto simile, ma si utilizzano le campagne pubblicitarie per raggiungere il maggior numero di utenti possibile.

Fake news e fotografia

Anche la fotografia può essere utilizzata per dare adito o per screditare una fake news. I giornali, i Social Media e la tv riescono a dare un taglio diverso alla notizia tra una inquadratura e l’altra.
Roberto Saviano, al Web Marketing Festival 2019, ha parlato dell’importanza della testimonianza, ovvero di un dato che “vai con il tuo corpo a prendere e a difendere”. Come una fotografia, scattata in uno specifico luogo e momento, a dimostrazione di ciò che si ha visto; una memoria che rimane indelebile sulla carta o sullo schermo.
Professare un’idea e testimoniarla sono due concetti molto diversi e ogni fotografo lo sa.

La prima fake news smascherata dalla fotografia

Una delle prime notizie false smascherate dalla voce della fotografia ci riporta alla guerra in Vietnam e a una foto che è ormai nella memoria di tutti. In quel periodo i telegiornali parlavano del napalm, questa benzina ustionante utilizzata per bruciare la selva e trovare i Vietcong che si nascondevano tra le fronde, e l’utilizzo di questi mezzi era autorizzato moralmente dalla civiltà occidentale. La guerra, in fondo, ha risvolti cruenti e tutti ne sono al corrente. O fanno finta di nulla. Tuttavia, finché sono i soldati a rischiare la pelle, i civili di tutto il mondo sembrano non interessarsene particolarmente.

La fotografia che ha cambiato la storia

L’8 giugno 1972 venne scattata una foto che cambierà la storia. In un paese di nome Trang Bang, al confine con la Cambogia, un gruppo di cacciabombardieri dell’aviazione sudvietnamita sganciò bombe al napalm su un’area che era stata attaccata da due divisioni nordvietnamite e attorno alla quale si combatteva da diversi giorni.

Kim Phuc, una bambina di 9 anni, si riparava da tre giorni nel tempio Cao Dai quando le bombe al napalm cominciarono a cadere sulla costruzione. Il fotografo vietnamita dell’Associated Press Nick Út scattò l’immagine che è passata alla storia. La fotografia venne pubblicata nei giorni successivi su alcune delle testate statunitensi più importanti e impressionò profondamente l’opinione pubblica. La bambina protagonista, gravemente ustionata, piangeva e urlava circondata dai fratelli. La lotta ai comunisti, la lotta ai Vietcong si mostrò in realtà come una guerra non necessaria, in cui si bruciano vivi dei bambini.

È da questa foto che iniziò a trasformarsi il sentimento, il pensiero attorno a questa guerra. Si stava davvero combattendo un nemico? O era tutta solo solo propaganda? Con un semplice scatto si combattevano le fake news che mostravano solo il lato vincente della lotta al comunismo oppressore. La gente iniziò a interrogarsi sulle vere motivazioni della guerra, sulla sua reale necessità e giustizia.

Fotografia, fake news e realtà

Si possono citare molte altre fotografie che hanno smascherato il punto di vista imposto da chi scatena le fake news per i propri interessi economici o politici. I dati spesso parlano chiaro, è vero. Ma i dati sono numeri e non impattano necessariamente sulla coscienza e sulla conoscenza. I numeri non fanno vedere momenti di cruenta realtà e non toccano profondamente l’animo dell’elettore, del lettore, del cittadino.

Le parole pronunciate dai palchi con veemenza, i titoli impressionanti e i comizi convinti e sicuri delle autorità possono spesso trarre in inganno e convincere che la realtà sia diversa da com’è veramente. Ma le foto, quelle, ti riportano esattamente nel posto giusto, nel momento esatto, della testimonianza di cui sopra. Come la foto di Alan Kurdi, il bambino simbolo della crisi dei migranti, che ha invaso gli occhi più di mille parole. Con questa, il fenomeno migranti si è trasformato e la Germania ha deciso di aprire i confini a un milione di migranti siriani.

Le foto possono mutare il corso degli eventi perché sono testimonianze forti, reali, toccanti e ci fanno interrogare su noi stessi. Combattere le notizie false si può. È solo necessario approfondire, scavare al di sotto della superficie di un titolo o di un articolo senza fonte certa. Guardare e osservare la realtà con gli occhi di chi c’è e di chi c’era. Non fermatevi alle apparenze, non accontentatevi delle fake news.

 

A cura di

Giorgia Schiappadori


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