Lotte all’odio online: da Netflix a TikTok

Con il progressivo dilagare dell’hate speech e dell’odio in rete – che colpiscono indiscriminatamente gruppi religiosi, etnici, uomini e donne – la mancanza di una legislazione chiara in merito ha spinto diverse persone a gettare le basi di iniziative per contrastare questo fenomeno preoccupante.

In particolare, diversi personaggi pubblici lontani dalla politica hanno deciso di fare fronte comune al fine di risvegliare il senso di umanità dei navigatori del web e portare in superficie questioni che altrimenti sarebbero rimaste in secondo piano, specialmente sui media più diffusi.

Luna Nera: l’installazione di Netflix a Milano

Uno dei progetti più recenti è stato presentato dalla piattaforma di streaming online Netflix, già promotrice di simili iniziative in passato. In occasione del lancio della serie Luna Nera, lo scorso 31 gennaio, in piazza XXV Aprile a Milano è stata creata un’installazione. Questa, dall’esterno, ricorda il rogo usato non molti secoli fa per bruciare presunti eretici e streghe.

Al suo interno, tuttavia, non si trovano fiamme, ma una fitta spirale di insulti e minacce rivolti alle donne, estrapolati dalla rete grazie a una Intelligenza Artificiale che li ha raccolti e proiettati. Trattasi di una proiezione video-interattiva inclusa di un tablet, dal quale è possibile segnalare una parola d’odio o un insulto, al fine di estirpare questa piaga dal web una volta per tutte. L’installazione (che potete vedere qui) è rimasta in piazza fino al 5 febbraio e ha accolto numerosi cittadini e turisti curiosi.

Questa potente iniziativa, oltre ad avere un profondo senso sociale, promuove una serie televisiva ambientata in Italia negli anni della persecuzione delle streghe da parte del popolo e degli inquisitori.

TikTok e la lotta al bullismo

Un’altra azione spontanea è nata dalla community di TikTok, applicazione per la pubblicazione di video brevi e parente di Vine. Diversi utenti si sono fatti promotori di azioni solidali di vario tipo. Ha fatto molto scalpore la storia di Feroza Aziz; la ragazza, per aggirare la censura del proprio paese, aveva filmato un video fingendo di parlare del make-up, per poi raccontare delle vergognose persecuzioni che gli Uiguri vivono in Cina. Un contenuto che le è costato il blocco dell’account, azione per la quale i moderatori hanno dato una giustificazione non particolarmente plausibile.

Il sospetto che TikTok operasse per censurare non solo contenuti politici ma anche video denuncia è venuto a molti altri utenti, in particolare dopo la rimozione di clip appartenenti a persone con disabilità fisiche e mentali. Anche in questo caso, gli admin hanno definito la censura “uno strumento di protezione delle fasce più deboli”; salvo poi modificare le normative e smettere di rimuovere tali contenuti.

Si sono quindi moltiplicati i video a sfondo di sensibilizzazione, tra i quali spicca maggiormente la tematica della lotta al bullismo; un dato non sorprendente, dal momento che TikTok è composto per la maggior parte da utenti giovanissimi. Come per tutti i social, parallelamente agli utenti creativi sono emersi i famigerati haters, persone che navigano unicamente per discriminare, insultare e demolire uno o più utenti.

In risposta all’aumento degli episodi, diversi utenti hanno fatto della lotta al bullismo il loro cavallo di battaglia; esempi sono Frank Saccardi, vittima dei bulli alle elementari, ed Elisa Maino, derisa per via dell’acne.
In aggiunta, l’organizzazione Al Femminile ha iniziato a usare TikTok per pubblicare piccole interviste in cui le ragazze raccontano di episodi di discriminazione e possono, in questo modo, liberarsi di un peso altrimenti insostenibile.

 Da TikTok a YouTube

Se TikTok è diventato uno strumento dei più giovani per esprimersi, YouTube sembra essere il suo anticorpo. Diversi YouTubers hanno iniziato a girare video ironici riguardo i contenuti della piattaforma e i suoi utenti, alimentando in qualche modo la fiamma dell’odio. Parliamo di utenti noti come PewDiePie e persino Il Vostro Caro Dexter; profili con un seguito molto corposo e quindi capaci di muovere intere masse di fans con un singolo video.
Appare quasi come una lotta generazionale, ma in molti si sono dimenticati che lo stesso YouTube, all’inizio del 2000, era il luogo di sfogo per eccellenza dei trentenni di oggi.

Il complessivo aumento di iniziative volte a sensibilizzare utenti e cittadini su tematiche spinose e spesso considerate un tabù, anche grazie ai social network più utilizzati, sta via via gettando più luce su una comunità che spesso si rivela insicura, vittima di un fenomeno di discriminazione e di diffusione d’odio che non conosce limiti, in quanto raramente arginato dalle Leggi dei rispettivi paesi.

 

A cura di

Francesco Antoniozzi


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