Revenge porn: reato in Italia grazie a Silvia Semezin

Il termine inglese revenge porn o revenge pornography, a volte italianizzato in vendetta porno o pornovendetta, indica la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet senza il consenso dei protagonisti degli stessi. In alcuni casi, le immagini sono state immortalate da un partner intimo e con consenso della vittima, in altri senza che la vittima ne fosse a conoscenza.

Revenge porn: #initimitàviolata, il movimento social di Silvia Semezin

Il revenge porn è reato in molti paesi e dal 2019 anche l’Italia ha raggiunto questo traguardo importante. Traguardo che purtroppo è stato raggiunto solo in seguito alla vicenda del suicidio di Tiziana Cantone, che ha smosso l’opinione pubblica.

Sono tante le donne vittime di revenge porn che sono state intervistate da «Cosmopolitan». La rivista ha raccolto le loro storie e ne ha fatto un alzabandiera per sostenere la battaglia della ricercatrice Silvia Semezin. La battaglia di Silvia nasce dalla testimonianza diretta di atti di revenge porn. Alcuni ragazzi di sua conoscenza si scambiavano immagini di donne, conoscenti, amiche, compagne, amanti, su un  gruppo WhatsApp zeppo di materiale porno proveniente dal sexting.

Mi sono approcciata a queste dinamiche perché c’erano delle persone a me vicine che praticavano questa forma di violenza, però la spacciavano per goliardia. Mi dicevano “è una cosa da maschi”. Ho provato molta rabbia e molto disgusto. Vedere donne che conosci ma anche che non conosci trattate come dei pezzi di carne, usate come figurine di scambio, per me è stato umiliante come donna. Non potevo fare altrimenti, ho sentito che dovevo cominciare questa battaglia.

Il revenge porn spiegato da Silvia Semezin

Generalmente il revenge porn è una forma di violenza che coinvolge soprattutto le donne, come afferma la Semezin:

Il revenge porn è un problema di genere: la legge era necessaria per dire che questo fenomeno esiste, è grave, ed è differente dal cyberbullismo perché il revenge porn ha come vittima specifica la donna ed è volto ad annientarla, violando la sua intimità.

Infatti il movimento social che la ricercatrice ha costruito, #intimitàviolata, raccoglie e sostiene la battaglia di tante donne vittime del revenge porn. Inoltre questa battaglia ha avuto come obiettivo la costruzione di una legge che tutelasse le vittime, punendo i colpevoli. Sono tantissime le donne che non denunciano per vergogna, perché ancora oggi il sexting è una forma di tabù.

Revenge porn: la legge che punisce il reato

Cosa prevede la legge contro il reato di revenge porn? I colpevoli saranno condannati a sei anni di reclusione con una multa di 15 mila euro. È considerato colpevole colui che diffonde, senza autorizzazione e a insaputa del mittente, materiale multimediale, come foto o video hard. La condanna non è destinata solo a chi diffonde senza autorizzazione questi materiali, ma anche a chi condivide i contenuti senza autorizzazione, contribuendo a renderli virali.

Per i coniugi la pena aumenta: se la persona che diffonde contenuti sessualmente espliciti senza autorizzazione è legata affettivamente alla persona lesa, gli anni di reclusione aumentano. Inoltre, la pena aumenta da un terzo alla metà se la persona offesa è in condizione di inferiorità fisica o psichica o è una donna in stato di gravidanza.

Una legge necessaria per tutelare le donne e la sessualità 2.0, già in vigore già in Regno Unito, Germania, Israele e trentaquattro stati degli Stati Uniti, e da oggi anche in Italia.

A cura di

Lidia La Rocca


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  • Copertina di Accademia Civica Digitale