Siamo a San Giorgio a Cremano, nei pressi di Napoli, ed è qui che probabilmente si è verificato il primo caso di revenge porn ai danni di un uomo in Italia.
Un giovane ha tentato il suicidio dopo aver postato sul proprio profilo Facebook un messaggio di addio; per fortuna è stato salvato. Ma i dettagli che più attirano l’attenzione vengono dopo: il giovane sporge denuncia, presso la Polizia di Napoli, e da quanto ha lui stesso affermato, sembrerebbe si tratti di un caso di revenge porn, il primo dichiarato che vede come vittima un uomo.
Il giovane avrebbe conosciuto una donna su una chat e, dopo svariate conversazioni, i due sarebbero passati alla web cam. La presunta vittima ha raccontato che la donna, dopo essersi spogliata, lo avrebbe minacciato richiedendo una somma di denaro; al suo rifiuto, degli uomini lo avrebbero atteso sotto casa per estorcere i soldi con la forza.
La notizia è ancora da verificare, ma porta a riflettere.
Il revenge porn consiste nella pubblicazione online di immagini o video di carattere sessuale senza il consenso delle persone coinvolte. Dall’inglese revenge, vendetta: si tratta infatti di un fenomeno che spesso viene associato al “riscatto” che un partner tenta di estorcere al compagno/a dopo la conclusione di una relazione.
Numerosi i casi in Italia e all’estero. Prevalentemente però il revenge porn vede come vittime le donne. Le statistiche parlano di alte percentuali ma la popolazione maschile non viene mai considerata. Perché?
Esattamente per la stessa ragione per cui non si parla (o comunque si parla poco) di stupro maschile: i numeri sono tragicamente sbilanciati e la bilancia pende appunto dalla parte delle donne. Tutto parte dall’idea, tristemente diffusa, che se una donna vive liberamente la propria sessualità è una facile, e che se invece lo fa un uomo, allora è da ammirare.
Eppure questo caso, sebbene isolato, potrebbe mettere in luce una nuova e spesso troppo trascurata faccia del revenge porn.
Cos’è il revenge porn?
Per prima cosa bisogna notare come il termine sia un prestito dall’inglese, composto da due parole. Sì, due parole. Due parole dotate di pari valenza. È bene sottolinearlo perché troppo spesso si tende a considerare solo quel porn conclusivo, come se il discorso si esaurisse lì.
Il fatto che si tratti di materiale pornografico postato in rete e che ciò avvenga senza il consenso della vittima è un elemento fondamentale. Tuttavia quel revenge, in funzione aggettivale, qualifica la tipologia di pornografia di cui stiamo parlando e racchiude una serie di concetti fondamentali. Nel termine sono racchiuse le motivazioni che scatenano un fenomeno come il revenge porn e che mostrano come il pericolo non sia solo per il mondo femminile.
Revenge. Vendetta. È questo il fine di ogni atto di revenge porn: vendicarsi. Ma ancora di più, vendicarsi umiliando la vittima, svilendo la sua dignità e la sua reputazione. Poco importa che si tratti di una donna o di un uomo: il revenge porn è un crimine che ha come fine l’annientamento della dignità di un essere umano.
A conferma di questa tesi, “Express & Star” riporta che nel 2018, nel West Midlands, su 150 casi di revenge porn ben 135 vedevano una donna dalla parte dell’imputato. Chi pensava che si trattasse di casi isolati dovrà dunque ricredersi.
Navigando sul web inoltre non è difficile imbattersi nelle storie di donne vittime di altre donne. C’è una relazione, o solo un rapporto sessuale, e il giorno successivo un messaggio: qualcuno ha postato un video sul web, è un video porno e tu sei la protagonista. Perché? Forse è un’ex gelosa, forse la moglie del tuo amante o semplicemente la bulletta del liceo. L’obiettivo è solo uno: la vendetta, l’umiliazione.
Il mondo maschile continua a essere responsabile della maggioranza dei casi di revenge porn. Bisogna però slegarsi dalla solita critica moralistico – femminista e guardare in faccia la realtà dei fatti. Il revenge porn, sebbene nasca da un’innegabile discriminazione del mondo femminile, non si può ridurre a questo.
Non se ne può fare una semplice questione di sesso, non è l’appagamento di un desiderio perverso dello stereotipato giovane uomo bianco che non accetta di essere stato mollato dalla propria compagna.
Al pari di qualsiasi forma di minaccia, è un modo per umiliare un essere umano e in questo contesto poco conta che si parli di uomini o donne.