Grooming: evitare l’adescamento di minori in rete

Negli ultimi anni, insieme allo sviluppo del mondo digitale e tecnologico, si è assistito all’aumento dello scorretto utilizzo delle possibilità offerte dalla rete. Tra questi comportamenti negativi, che occorre sapere riconoscere e denunciare quanto prima, troviamo anche il grooming, cioè l’adescamento online di minori a scopo sessuale.

Il termine grooming

Il termine inglese indicava inizialmente l’attività degli animali di mantenere l’igiene e la pulizia dei propri simili, il prendersi cura di un componente del branco o del partner. Ora, spostandoci nel vasto oceano digitale, questo concetto viene utilizzato per descrivere l’attività del cyber-stalker di “prendersi cura” del minore, nel tentativo di adescarlo per ricavarne gratificazione sessuale.

Il fenomeno si è diffuso tramite l’utilizzo di social network, chat e siti di incontri online. Questi, nel maggior numero dei casi, non verificano la reale identità degli utenti e consentono perciò di navigare coperti dall’anonimato. Questo utilizzo sconsiderato dell’identità virtuale, che può essere fasulla, fa sorgere e alimenta recenti discussioni su possibili interventi normativi riguardanti l’identità digitale.

Le prime fasi del grooming

Il grooming si articola in diverse fasi attraverso le quali il predatore prima individua e in seguito instaura un rapporto sempre più intenso con la sua vittima, fino a giungere al suo reale scopo: il coinvolgimento sessuale del minore.
La prima fase è quella della nascita dell’amicizia, cioè il momento di approccio iniziale in cui lo stalker, frequentemente mentendo sulla propria età e identità, individua il minore che intende adescare. In seguito ricerca altre informazioni generali per poter conoscere la vittima al di fuori del mondo virtuale e instaura un primo rapporto basilare di conoscenza reciproca.

Con lo sviluppo della conversazione online, il rapporto tende a stratificarsi e inizia la seconda fase, cioè quella della relazione. Il molestatore si pone come un interlocutore amichevole e disponibile, di modo da essere integrato nella sfera affettiva e relazionale del giovane utente. Questa situazione si protrae per giorni, crescendo poco a poco di intensità; così il rapporto che si viene a creare è effettivamente stabile e quotidiano per entrambi. Nel momento in cui poi si raggiunge questa stabilità, lo stalker cerca di valutare quanto questa relazione sia segreta ed eventualmente rischiosa, inizia la terza fase. Il soggetto chiede informazioni riguardo il luogo in cui è posizionato il computer, oppure chiede di non divulgare a nessuno l’esistenza di questo rapporto digitale, così che sia un momento segreto di incontro e di sfogo emotivo per il pre-adolescente.

La fase finale

Una volta constatata l’effettiva sicurezza della chat, inizia la quarta fase: l’adescamento sessuale vero e proprio. Dapprima con innocue domande personali che diventano poi sempre più insistenti e intime: si è mai stati baciati? Si conosce la masturbazione? Si hanno avuto rapporti? Il molestatore si presenta come un possibile amico con cui parlare, condividere e avere esperienze sessuali. Questo può sfociare in scambi di foto o di video pedopornografici, frasi inappropriate e a volte veri e propri incontri sessuali e stupri. Lo stalker si presenta alla fine come un vero e proprio partner sessuale ed emotivo. Aggiunge addirittura complimenti o esternazioni intime e di apprezzamento sentimentale, rendendo sempre più confuso e intimorito il minorenne. Questo si può sentire completamente assorbito dalla relazione e sottomesso all’influenza e alle richieste del cyber-ricattatore.

Come evitare il grooming

Per evitare che attività di grooming avvengano, causando veri e propri reati sessuali, occorre agire su più fronti di intervento. All’aumento delle possibilità di accesso a Internet per i minori, è doveroso che si associ anche una maggiore attenzione educativa all’utilizzo dello stesso. L’educazione civica digitale assume perciò fondamentale importanza per quanto riguarda la prevenzione e il debellamento di pratiche pericolose. Una maggiore consapevolezza dei rischi e di cosa si può incontrare sul web, sia da parte dei minori che da parte dei genitori e delle istituzioni che se ne occupano, sicuramente riduce in modo efficace la possibilità di adescamento online. Inoltre, una più profonda conoscenza degli stessi social network e delle basilari regole di comportamento online permettono di smascherare con maggior facilità utenti fake e possibili cyber-predatori.

Un ultimo, ma non meno importante, apporto alla lotta al problema è il monitoraggio online. Una più esaustiva attenzione ai comportamenti degli utenti e a quanto postato può aiutare a identificare chi segue le linee guida di comportamento e chi invece cerca di eluderle, facendo un uso illegale o non rispettoso della sensibilità e della buonafede degli altri individui.

A cura di

Alessandro Pogliani


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