Il sexting – ovvero la pratica dell’inviare messaggi o fotografie sexy a un’altra persona tramite il proprio cellulare, utilizzando applicazioni con Tinder, WhatsApp e Telegram – può essere sicuramente un’arma a doppio taglio. Da una parte è un modo per esplorare e approfondire il nostro lato legato alla sessualità (oppure, per chi ha in corso una relazione a distanza, è una possibilità per mantenere acceso il desiderio e sentire meno la mancanza del partner). Dall’altra parte ci si espone inevitabilmente a un rischio, ossia al revenge porn.
Dal sexting al revenge porn
Negli ultimi anni sono stati molti i casi in cui foto o video privati sono stati diffusi sul web senza l’autorizzazione della persona interessata, per motivi di vendetta o di fama. Questo fenomeno può e viene affrontato dal pubblico che assiste con reazioni diverse. Ciò che lascia più perplessi è sicuramente la mole di cattiverie che la vittima si ritrova a dover affrontare.
È bene ricordare che nonostante in Italia non ci sia una legge specifica per quanto riguarda il sexting, chi è vittima di revenge porn può invece fare riferimento a una legge specifica oltre che alle leggi sulla violazione della privacy, molestie, stalking e nel caso in cui il soggetto sia minorenne di divulgazione di materiale pedopornografico. È giusto ricordare che chi subisce tutto questo può essere definito come una vittima, che si è vista rubare e strumentalizzare la propria immagine personale, condivisa privatamente. La consapevolezza dei rischi che la vittima stava correndo non giustifica l’odio e i giudizi di sconosciuti, i cui commenti possono spesso sfociare in fenomeni di cyberbullismo. Non sono pochi i casi in cui il revenge porn ha veramente messo fine alla vita delle persone interessate.
Revenge porn: il caso di Tiziana Cantone
Uno degli esempi più eclatanti di revenge porn è sicuramente quello del suicidio di Tiziana Cantone, avvenuto il 13 settembre 2016. La sua storia risale al 25 aprile 2015, quando su un portale hard viene caricato un filmato in cui la donna è ripresa durante un atto sessuale. Da quel momento in poi il video si diffonderà a macchia d’olio, fino a che Tiziana diventerà vittima dell’effetto Streisand: nel cercare di cancellare il materiale compromettete ha invece il risultato contrario di renderlo virale. Tutto su di lei viene reso noto, dalle sue storie amorose agli avvenimenti all’interno della sua famiglia. Tiziana Cantone diventa un caso mediatico. Tutte le testate giornaliste parlano di lei; i commenti sui Social Network si triplicano, tanto da creare fanpage, tazze e magliette con la frase pronunciata da lei nel video incriminato.
Nonostante la denuncia scatti tempestivamente, la giustizia tarda da arrivare per mancanza di una legislazione atta a regolare queste vicende. Tiziana aveva provato a rifarsi una vita ottenendo addirittura il permesso dal tribunale di cambiare completamente nome. Questa giovane donna ha deciso di suicidarsi a soli 31 anni a causa di un gesto infimo. La diffusione di video intimi può avvenire solo se l’altra persona risulta consenziente tramite prove tangibili. Ma anche in quel caso non si dovrebbe giudicare una persona solo perché si occupa per esempio di pornografia. Campo in cui le donne vengono ancora viste e additate con termini dispregiativi mentre gli uomini sono catalogati come degli “eroi”.
L’hackeraggio di Bella Thorne
Un caso mediatico diverso rispetto a quello di Tiziana Cantone è quello dell’attrice statunitense Bella Thorne. La ventiduenne ha anticipato l’hacker che la stava ricattando pubblicando le sue foto private su Twitter. Alla fine ha dimostrato di non vergognarsi del suo corpo e della sua sessualità, di avere una personalità abbastanza forte da poter sopportare e non ascoltare le critiche degli haters, grazie anche al supporto dei suoi fan. Bella ha inoltre spezzato lo stereotipo che vede l’arte del porno lontano dal mondo femminile. È stata infatti premiata durante lo scorso Annual Pornhub Awards Show come regista del cortometraggio porno Her & Him, con protagonisti le star del porno Abella Danger e Small Hands.
I due casi di revenge porn a confronto
Due casi estremi che mostrano come il sexting e di conseguenza il revenge porn possano essere affrontati in maniera differente sia dalle vittime, che dalla comunità. È soprattutto la mentalità che deve cambiare; ovvero la visione occidentale del sesso come un tabù e come qualcosa di cui ci si dovrebbe vergognare, quando in realtà fa parte della vita di tutte le persone.
A cura di
Federica Ventura
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